14 Marzo 2019

Venezuela: incendi, blackout e disinformazione

Venezuela: incendi, blackout e disinformazione
Tempo di lettura: 3 minuti

Un filmato pubblicato dal New York Times il 10/03/19 scagiona Nicolás Maduro dall’accusa di aver incendiato gli aiuti umanitari che gli Stati Uniti avevano inviato in Venezuela a fine febbraio.

Aiuti che sono stati al centro di un’accesa controversia, dato che Caracas li aveva rifiutati come parte di un progetto per destabilizzare il Paese.

L’assistenza umanitaria, infatti, era destinata a rafforzare Juan Guaidò, l’autoproclamato presidente del Paese che gli Stati Uniti e l’Occidente riconoscono come legittimo al posto di Maduro.

L’incendio dei camion contenenti aiuti umanitari, che poteva innescare un’escalation, fu attribuito a Maduro. Il NYT smentisce.

Nuove testimonianze e nuovi colpevoli

La ripresa ottenuta dal NYT, insieme ad altri filmati, permettono una ricostruzione diversa di quanto accaduto. I nuovi video, secondo il quotidiano americano, provano che a innescare l’incendio è stata una molotov lanciata da un manifestante anti-governativo.

NYTFin da subito il governo colombiano ha accreditato l’idea che i responsabili fossero le forze venezuelane. Un’accusa che il governo di Bogotà “provò” attraverso dei video di sorveglianza inviati a tutto il mondo.

Il filmato, però, sarebbe stato manipolato: infatti sarebbero stati tagliati ben 13 minuti di sequenze, quelle che scagionano le forze venezuelane.

Camion contenenti imprecisioni

Non solo l’incendio dei camion. Guaidó, oltre ad addossare la responsabilità del dolo alle forze di regime, ha dichiarato che i camion contenevano medicine.

Così anche il senatore Usa Marco Rubio, che aveva scritto su Twitter che “ogni camion bruciato da Maduro conteneva 20 tonnellate di cibo e medicine”, aggiungendo che “quanto accaduto è un crimine e se le leggi internazionali valgono qualcosa dovrà pagarla cara per questo”.

marco-rubio

Le dichiarazioni dei due sul contenuto dei camion, secondo il report del Nyt, sono state smentite dalla United States Agency for International Development, il principale donatore degli aiuti in questione, che ha negato la presenza di medicine.

Un incendio che poteva propagarsi in lungo e in largo

L’incendio dei camion avrebbe potuto avere implicazioni di estrema gravità, dal momento che poteva essere stigmatizzato come “crimine contro l’umanità”, innescando provvedimenti da parte dell’Onu e un intervento armato degli Stati Uniti. Ed era tutto falso…

Una “narrazione” dei fatti che “si adattava” perfettamente a un’altra, quella di un Venezuela stretto nella morsa del “regime autoritario di Maduro”.

E sintetizzata così dal NYT: “Per ordine di Nicolas Maduro le forze di sicurezza bruciano un convoglio di aiuti umanitari mentre milioni (di cittadini) nel suo Paese soffrono di malattie e fame”.

Narrazione accreditata da politici e media di mezzo mondo e che il giornale americano ha infine smentito. Una smentita che, ovviamente, non è stata ripresa quasi da nessuno.

Un blackout informativo, che, nel caso specifico, poteva essere evitato se solo si fossero raccolte testimonianze dirette o si fossero realizzate riprese in loco, non affidandosi alle sole fonti colombiane, evidentemente di parte.

Invece, la narrazione-fake ha rischiato di produrre un casus belli con conseguenze disastrose.

Dopo il fuoco il buio colpisce il Venezuela

Un ulteriore blackout, stavolta non metaforico, ha aggravato per giorni la crisi venezuelana.

Sul Venezuela sono calate le tenebre a causa di un oscuramento che ha interessato tutto il Paese, mettendolo in ginocchio e costringendo il governo a dichiarare lo stato di “allerta nazionale”.

Caracas ha accusato gli Stati Uniti di sabotaggio. Secondo Telesur sarebbe stato hackerato il controllo automatizzato della centrale idroelettrica Simon Bolivar.

Accuse ovviamente respinte al mittente dagli Usa, secondo i quali la colpa è solo dell’incapacità del regime, che con tali accuse cerca solo di scaricare le proprie responsabilità.

Ad annunciare la risoluzione della vicenda è il ministro della Comunicazione venezuelano Jorge Rodriguez, il quale riferisce la ritrovata, almeno apparente, normalità, anche se al momento non è chiaro se il problema sia stato completamente risolto.

Stretto da sanzioni, oscurato per giorni dal blackout, il Venezuela, nonostante la profezia dei falchi di Washington di un subitaneo collasso, resiste. Anche alle manipolazioni dell’informazione. E anche grazie ad ausili “insospettabili”, come dimostrano la rivelazioni del NYT.

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