14 Marzo 2023

Washington Post: la controffensiva di Kiev è in dubbio

un mezzo corazzato sul fronte di Bakhmut. Washington Post: la controffensiva di Kiev è in dubbio
Tempo di lettura: 4 minuti

“La qualità dell’esercito ucraino, un tempo considerata un vantaggio sostanziale sulla Russia, è stata degradata in questo anno in cui si sono registrate molte vittime tra le quali molti militari di grande esperienza, eliminati così dal teatro di guerra, situazione che ha portato alcuni funzionari ucraini a dubitare delle possibilità di Kiev di organizzare la tanto attesa offensiva primaverile”. Questo l’incipit di un articolo del Washington Post firmato da Isabelle Khurshudyan, Paul Sonne e Karen De Young.

Dubbi sulla controffensiva di primavera

L’articolo dà poi conto delle gravi perdite subite da russi e ucraini, incrementando a dismisura le vittime russe e relativizzando quelle ucraine (così chiede la propaganda), ma per avere un’idea più realistica delle vittime ucraine basta leggere quanto dichiara al WP il comandante Kupol (questo il suo nome in codice), che riferisce come il suo battaglione sia “irriconoscibile, Dei circa 500 soldati, circa 100 sono stati uccisi in azione e altri 400 feriti, da cui un turnover completo”.

Il punto, prosegue il WP, è che “l’afflusso di coscritti inesperti, reclutati per colmare le perdite, ha cambiato il profilo delle forze ucraine, le quali soffrono anche di una carenza di munizioni di base, tra cui proiettili per l’artiglieria e bombe per i mortai, secondo quanto dichiarato dai militari”.

Una situazione confermata anche da Kupol, il quale afferma che “ci sono solo pochi soldati con esperienza di combattimento”, aggiungendo che, “purtroppo, sono già tutti morti o feriti”.

“Tali cupe valutazioni – continua il giornale americano – hanno diffuso un pessimismo palpabile, anche se per lo più tacito, dal fronte fino ai corridoi del potere di Kiev. L’incapacità dell’Ucraina di dar vita alla tanto pubblicizzata controffensiva alimenterebbe nuove critiche verso gli Stati Uniti e i suoi alleati europei, che hanno aspettato troppo a lungo per avviare i programmi di addestramento e inviare veicoli corazzati, con aiuti peraltro arrivati quando ormai le forze armate risultano degradate”.

E ancora: “Un importante funzionario del governo ucraino, che ha chiesto di restare anonimo per poter parlare con franchezza, ha definito il numero di carri armati promesso dall’Occidente un apporto ‘simbolico’. Altri hanno espresso in privato il loro pessimismo sul fatto che i rifornimenti potessero raggiungere in tempo il fronte”.

...Ma forse si farà ugualmente

Quadro cupo per l’Ucraina quello descritto dal Wp, anche se i cronisti devono riportare anche le opinioni di segno opposto, ad esempio le dichiarazioni di Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente, e quelle di un anonimo funzionario statunitense, che invece si dicono fiduciosi sulle possibilità delle forze di Kiev.

Mentre infuria la battaglia per Bakhmut, infatti, che comunque infligge perdite alle forze russe, l’Ucraina starebbe preparando la controffensiva, che dovrebbe aver luogo a fine aprile o a maggio, trattenendo altrove le riserve più preparate, addestrate dalla Nato, nonché i veicoli corazzati necessari a sfondare il fronte nemico.

Insomma, il Wp dice tutto e il contrario di tutto, ma resta importante perché dà conto del clima che si respira a Kiev e fotografa la realtà di questa guerra, tanto lontana dalla folle narrativa euforica diffusa dopo l’asserita liberazione di Kherson (in realtà una ritirata strategica russa), quando sui media nostrani fluivano fiumi d’inchiostro sull’eroica vittoria ucraina e sull’inevitabile sconfitta russa.

Coscritti casuali

A proposito dell’eroismo ucraino, l’articolo del Wp ha anche il merito di riferire un altro tragico aspetto di questa guerra, ignorato dalla narrativa ufficiale:  “Il servizio di sicurezza interna ucraino ha recentemente chiuso gli account Telegram che aiutavano gli ucraini a evitare i luoghi nei quali le autorità distribuivano le convocazioni” per l’esercito. Ciò vuol dire che le nuove leve non sono reclutate con comunicazioni inviate a domicilio, ma attraverso presidi volanti. Tanto che i cittadini ucraini ora “temono di ricevere la convocazione alla leva per strada”.

Tale situazione di paura generalizzata, che va letta insieme ai terribili disagi creati dai bombardamenti alle infrastrutture, stride non poco con l’immagine consegnata all’opinione pubblica occidentale, secondo la quale gli ucraini sarebbero determinati a proseguire questa guerra fino alla riconquista dell’ultimo centimetro quadrato del loro territorio, rigettando a oltranza l’apertura di negoziati con Mosca.

D’altronde tali poveretti non hanno alcuna voce in capitolo, sia per l’appiattimento dei media occidentali, che non riferiscono opinioni difformi alla narrativa, sia perché il governo di Kiev ha messo fuori gioco tutte le voci dissenzienti.

La controffensiva mistica, o della roulette russa

Così la strenua resistenza di Bakhmut viene rappresentata solo come un valoroso  esercizio di eroismo e non per quel che è, un’inutile carneficina che discende dalla cinica decisione di tenere a tutti i costi una città altrettanto inutile ai fini strategici, come riporta il Wp, che ricorda come già a gennaio gli americani avessero suggerito a Kiev di ritirarsi.

Ma proprio la feroce determinazione di Kiev dimostrata a Bakhmut suggerisce che la controffensiva primaverile si farà, costi quel che costi. In gioco non è tanto il destino dell’Ucraina, che conta nulla agli occhi del governo di Kiev e soprattutto dei suoi sponsor e padroni della Nato, quanto la credibilità del governo stesso, che se dovesse venir meno alle attese vedrebbe crollare tutto il castello propagandistico costruito in questo anno di guerra.

Di questo parere anche Kupol: “”C’è sempre fede in un miracolo. O ci sarà un massacro e tanti cadaveri sul campo o sarà una controffensiva professionale. Ci sono due opzioni. In entrambi i casi la controffensiva ci sarà”. L’incertezza palesata da tale dichiarazione sull’esito dell’offensiva non è cosa da poco, dal momento che più che descrivere un attacco sembra descrivere qualcosa che ha a che vedere con una roulette russa (già, russa).

Il massacro in atto, il degrado militare ed economico, l’incertezza riguardo alle reali possibilità delle forze ucraine… tutto ciò indica che l’opzione più ragionevole resta l’apertura di un negoziato, opzione in questo momento non contemplata né da Kiev né dalle cancellerie occidentali, anche perché l’annuncio della mistica controffensiva è stato brandito per soffocare possibilità in tal senso, rimandate semmai, all’esito della stessa. Nell’attesa, la mattanza continua.

Mondo
12 Ottobre 2024
Biden, Trump e le guerre infinite