17 Agosto 2016

Yemen: bombe saudite sull'ospedale

Yemen: bombe saudite sull'ospedale
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«Non sono stati errori […] le coordinate GPS delle nostre strutture sono state rese note a tutti gli schieramenti impegnati nei combattimenti». Così Xisco Villalonga, vicedirettore delle operazioni di Medici senza Frontiere sul bombardamento di una loro struttura sanitaria colpita ieri in Yemen dalla «coalizione a guida saudita» che da tempo lotta contro la ribellione degli sciiti Huti. A interpellare il dirigente dell’organizzazione umanitaria, per la Repubblica del 17 agosto, è stata Veronica di Norcia.

È la quarta struttura sanitaria di Medici senza Frontiere distrutta in Yemen dai raid della coalizione internazionale a guida saudita.

 

Nota a margine. C’è un’evidente discrasia tra gli ospedali bombardati nella guerra yemenita e quelli distrutti in Siria: i primi non fanno notizia, tanto che tra i giornali mainstream solo Repubblica riporta il bombardamento di ieri. Né fino ad ora si era data notizia delle strutture sanitarie distrutte in precedenza…  

 

E ciò accade nonostante il fatto che in Yemen tali ospedali siano regolarmente segnalati, cosa che non avviene in Siria per una precisa scelta di Medici senza Frontiere (da qui la possibilità che tali strutture, nascoste in siti anonimi – anzi «mimetizzate», come spiegato in una nota precedente – finiscano sotto le bombe).

 

Gianluca de Feo, sempre sulla Repubblica del 17 agosto, ha commentato così la notizia: «Nessuno ha parlato di errori, non si sono cercate giustificazioni […] un terrorismo di Stato, totalmente impunito. Senza commissioni di inchiesta, senza reazioni internazionali di peso […] un crimine contro l’umanità» che è stato tacitato. 

 

Per molto meno, quando cose simili sono accadute in Siria, l’Onu ha tuonato (anche se ciò è accaduto più spesso quando tali strutture sono state colpite dalle forze di Damasco; quando sono i “ribelli” più o meno moderati a distruggere ospedali – in maniera deliberata – la cosa suscita meno indignazione).  

 

Il fatto è che l’Arabia Saudita ha tanto petrolio. Ed è indispensabile ai piani geostrategici di Washington, in particolare per il suo ruolo guida della comunità islamica sunnita. Da qui certe disomogeneità nelle reazioni internazionali e nell’informazione. Così va il mondo… 

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