17 Maggio 2013

Zyuganov e la guerra di Siria

Zyuganov e la guerra di Siria
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In una dichiarazione del Comitato centrale del partito comunista della Federazione Russa (riportata in francese sul sito Voltairenet.org), Gennady Zyuganov, leader dei comunisti russi, ha dichiarato che gli Stati Uniti, nella loro ricerca di dominio mondiale, si stanno allontanando «sempre più da forme di affermazione a livello politico ed economico e ricorrono alla forza militare contro i Paesi che non condividono i valori occidentali. Oggetto di tale politica sono divenute la Jugoslavia, l’Iraq, l’Afghanistan e la Libia. La Siria è la prossima vittima designata».

Di seguito, poi, ha condannato i recenti raid aerei di Israele sul territorio siriano, definiti «atto d’aggressione contro uno Stato sovrano». L’attacco israeliano contro Damasco, secondo il politico russo, è stato deciso perché la resistenza siriana sta rendendo vano il progetto di rovesciare il governo di Damasco. Un progetto che «i principali Paesi della Nato e i loro alleati conducono da più di due anni in Medio Oriente, attraverso mercenari provenienti da tutto il mondo». I colpi aerei su Damasco, secondo Zyuganov, indicano l’esistenza di un «coordinamento tra l’esercito [di Israele ndr.] e bande di mercenari e terroristi, combattenti di Al-Qaeda compresi. Apparentemente – continua Zyuganov – Israele e l’estremismo islamico sono nemici giurati, ma in effetti si può parlare di una loro interazione». Il leader comunista ha poi ricordato l’antica amicizia che lega Damasco alla Russia; amicizia che legittima la superpotenza a prendere ogni misura necessaria per proteggere l’integrità e la sovranità del Paese alleato, compresa la fornitura «di armi difensive». Infatti, secondo Zyuganov, è la stessa Russia ad essere minacciata nel conflitto siriano. Quindi, ha concluso, «nel caso in cui contro la Siria, Paese amico della Russia, venga intrapresa una guerra non dichiarata, l’interesse a lungo termine della Russia è quello di dare una risposta adeguata in grado di arrestare un intervento militare negli affari interni di questo Stato sovrano, membro delle Nazioni Unite».

 

Nota a margine. L’intervento del leader comunista russo che abbiamo riportato è alquanto forte e per alcuni aspetti non condivisibile. Gli accenni alla politica estera Usa e alla politica estera israeliana appaiono parziali, perché non tengono conto anche della preoccupazione per la sicurezza, anche se a volte eccessiva, che determina certe scelte. Come anche l’accenno alla possibile consegna a Damasco di armamento di tipo difensivo che, più che una minaccia ipotetica, è invece oggetto reale di una controversia internazionale, dal momento che la Russia sembra decisa a fornire alla Siria i micidiali missili antiaerei S 300 (che renderebbero un ulteriore, eventuale, raid sulla Siria foriero di conseguenze imprevedibili quanto nefaste). Nondimeno le parole di Zyuganov sono indicative degli umori che circolano in Russia. E che condizionano la politica estera della superpotenza e che prescindono anche dalla figura di Putin, il quale è un elemento di moderazione, al contrario di quanto a volte lo dipinga certa propaganda. Leggere queste righe è istruttivo e dà la misura di quanto la crisi siriana sia importante. E come rischi di precipitare il mondo nell’abisso.

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