7 Marzo 2015

Felicita e Perpetua

Felicita e Perpetua
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Oggi la Chiesa ricorda le sante martiri Felicita e Perpetua. Per questo Notes  prendo spunto dalla conclusione di un articolo di Maurizio Crippa sul Foglio del 7 febbraio. Scrive Crippa: «Oggi che il cristianesimo come ambiente culturale, almeno in Europa, è finito, nel cielo vuoto e nello spazio pubblico fattosi neutro o peggio ostile, è utile riscoprire come andarono le cose, come avvenne il non preventivabile miracolo della conversione di un intero mondo […]».

«Il grande racconto di Bardy lascia intuire una semplice, e non presuntuosa risposta. La conversione al cristianesimo nei nostri (ultimi?) secoli, potrà avvenire solo come è avvenuta per i nuovi cristiani dei primi secoli».

E come è avvenuta la conversione nei primi secoli? Sintetizzando l’articolo di Crippa (chi vuole può leggerlo integralmente): grazie alla testimonianza dei santi e dei martiri.

Così veniamo ai santi che la Chiesa festeggia il 7 marzo, ovvero Felicita e Perpetua. Nel 203, sotto l’imperatore Settimio Severo, a Thuburbo minus (oggi Tébourba), piccolo centro dell’Africa romana, vengono arrestate, a causa della loro fede cristiana.

La patrizia Perpetua e la sua schiava Felicita e, insieme a loro, Saturnino, Revocato e Secondulo ai quali si aggiungerà, pochi giorni dopo, il loro catechista Saturo, che va a costituirsi.

Il martirio di Felicita e Perpetua e il diario di Saturo

Il martirio di questi cristiani, per la sua eco, fu uno dei più importanti avvenimenti della cristianità antica. Allora era evidente che la grazia che rifulgeva nei santi e nei martiri era più importante delle parole o dei gesti dei sacerdoti, dei vescovi, dei cardinali, come anche dei papi (non una critica, ché anzi anche loro sono chiamati a dar testimonianza al Signore in altro modo, ma la constatazione di un cambio di registro che non aiuta).

Felicita, Perpetua e i loro amici verranno uccisi di lì a poco e la loro Passio è molto ricca, dal momento che alcuni di loro tennero un diario degli accadimenti.

Non ci dilunghiamo sul loro martirio, magari ci torneremo in futuro, piace invece riportare una visione che Saturo ebbe poco prima del martirio e che appunta fedelmente.

«Il nostro martirio era già avvenuto, eravamo usciti dal nostro corpo e fummo condotti verso oriente da quattro angeli che si tenevano per mano […] E appena abbandonammo il primo mondo, vedemmo una luce intensissima e dissi a Perpetua che si trovava al mio fianco: “Ecco ciò che il Signore ci prometteva: la sua promessa si compie”».

«E mentre eravamo condotti da quei quattro angeli ecco aprirsi davanti a noi una grande distesa che aveva l’aspetto di un giardino con rosai e ogni tipo di fiori. L’altezza dei cespugli era come quella di cipressi e le loro foglie cadevano giù senza posa. In questo stesso giardino si trovavano altri quattro angeli ancora più luminosi degli altri».

«Essi non appena ci videro, ci resero omaggio e dissero ammirati agli altri angeli: “Eccoli!” Eccoli!”. I quattro angeli che ci conducevano erano molto commossi e ci deposero a terra».

«A piedi attraversammo il parco per un lungo sentiero. Qui trovammo Giocondo, Saturnino e Artassio, che in seguito alla stessa persecuzione erano stati arsi vivi, e Quinto, il quale anche lui era morto in prigione da martire. Chiedevamo a loro dove si trovassero gli altri. Gli angeli ci dissero: “Prima venite, entrate e salutate il Signore”».

Mi ha sempre commosso questa descrizione del Paradiso, sorta di una rimpatriata tra amici, compimento di una grazia della quale si è stati partecipi, anche se in altro modo, su questa povera terra. Prima salutate il Signore, poi andate a festeggiare con gli amici…

Accennando al martirio di Felicita e Perpetua, sant’Agostino scrive: «Come con l’esempio del loro gloriosissimo combattimento ci esortano a imitarle, allo stesso modo con i loro nomi testimoniano che riceveremo un dono composto da due elementi inseparabili. L’una si leghi all’altra e restino unite tra di loro; noi non speriamo di avere l’una senza l’altra. Non ci serve che ci sia Perpetua se non c’è Felicita, e Felicita viene a mancare se non c’è Perpetua».

Felicità perpetua: questo il destino per quanti Gesù ama. Una promessa di Paradiso, certo, ma che inizia già qui, su questa terra, come da promessa del Vangelo. Quel «centuplo quaggiù» promesso da Gesù ai suoi che è promessa di un destino felice.

Questa è la testimonianza dei santi e dei martiri, che ancora oggi può essere intravista (anche questa è promessa di Gesù: «Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»), seppur tanto spesso di lontano e tra mille distrazioni.

Ed è l’unica cosa che può toccare il cuore dell’uomo e può convertire, far girare lo sguardo. Come quando ci si accorge di qualcosa di bello che attraversa la via. Qualcosa che attrae lo sguardo e conforta, rallegra il cuore: l’attrattiva Gesù.

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