Notes, 16 marzo 2015
Tempo di lettura: 3 minutiMisericordia. «Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale; e dobbiamo fare questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre”. E questo specialmente per i confessori! Tanta misericordia! […] tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo. Non dimentichiamo che Dio perdona tutto, e Dio perdona sempre. Non ci stanchiamo di chiedere perdono
». Con queste parole papa Francesco ha indetto un Anno santo, Giubileo, della misericordia a partire dal prossimo 8 dicembre, solennità dell’Immacolata concezione e cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II,
L’indizione di un Anno santo straordinario dedicato a questo tema appartiene al sostrato profondo di questo Pontificato, che vede nella ostentazione della misericordia del Signore il cuore di tutta la predicazione e la catechesi di Francesco. Piace che l’annuncio sia stato dato, al di là della scadenza pontificale (due anni dall’elezione di Francesco), nel tempo di Quaresima, nel quale i fedeli sono chiamati a guardare alla passione di Gesù, mite agnello portato al macello che vince, con il Suo gesto di divina misericordia, le tenebre del mondo e del cuore.
Un Anno santo nel quale la Chiesa è chiamata, più che a gesti spettacolari e a moltiplicare convegni e assise sulla misericordia di Dio, a riscoprire, semplicemente, il sacramento della confessione, tanto obliato.
Non si tratta tanto di attirare pellegrini a Roma, che pur verranno e numerosi, ad acquistare indulgenze che si possono lucrare tranquillamente, al di là dell’Anno santo, in mille modi (basta un semplice rosario recitato insieme ad un altro, con annessa preghiera per le intenzioni del Papa); quanto di chiedere ai sacerdoti del mondo di dedicare più tempo a questo sacramento e ai fedeli di accostarvisi con fiducia. Una chiamata alla conversione e alla santità. «Chi si confessa bene diventa santo», diceva don Giacomo Tantardini.
Piace anche che l’anno della misericordia inizi nel giorno dell’Immacolata concezione, dogma tra i più felici della Chiesa, così caro al cuore del Signore che volle confermarlo attraverso le apparizioni di Lourdes. «Misericordia per tutti o Regina di misericordia», recita la supplica alla Madonna di Pompei che nasce da quella pietà popolare che, con infallibile sensus fidei, vede in Maria santissima la cara dispensatrice di questo dolcissimo dono di Dio. Lei che a Fatima insegnò ai tre pastorelli la giaculatoria che è rimasta incollata ai grani del rosario: «Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia».
Se la Madonna ha insegnato a sperare che tutte le anime vadano in paradiso, val la pena far riposare il cuore sulla Sua speranza.
Si moltiplicano in questi giorni, anche a seguito di un’intervista papale, le voci su un pontificato breve, ventilando l’ipotesi di dimissioni o altro. L’annuncio dell’Anno della misericordia rassicuri chi trepida a tali notizie e chi attende con ansia quel momento: Francesco evidentemente ha intenzione non solo di aprire la Porta Santa, ma anche di chiuderla. Si spera, almeno fino al dicembre 2016, in una moratoria su tale argomento, spia di un clima alquanto nervoso.
Nota a margine. Divagazione, ma non tanto: domani è san Patrizio, che in un breve cenno biografico si definisce «peccatore, povero ignorante». Disperso «tra stranieri» per i suoi peccati, racconta così nella sua “confessio”: «Lì [tra gli stranieri ndr.] il Signore aprì l’intelligenza del mio cuore incredulo, sì che almeno tardivamente io potessi rammentare le mie colpe e mi convertissi con tutto cuore al Signore mio Dio, che ha volto lo sguardo alla mia bassezza, e ha avuto misericordia della mia giovanile ignoranza, e mi ha custodito prima che io lo conoscessi e prima che io avessi la saggezza e la capacità di distinguere tra bene e male, e mi ha fortificato e mi ha consolato come un padre consola il figlio».
Così che la confessione è insieme conversione (a proposito di evangelizzazione); e, piace sottolinearlo, non nasce da nostre intenzioni, pur buone, ma perché il Signore volge il Suo sguardo misericordioso verso i suoi figli (come quando Gesù volse lo sguardo su Pietro che lo aveva appena tradito… e Pietro pianse amaramente). Lui che li ama e li custodisce prima ancora di essere da loro conosciuto e amato.