Notes, 2 gennaio 2015
Tempo di lettura: 2 minutiFioretto. «Avevo fatto un fioretto, credo si dica così, quello di fare digiuno la vigilia del Natale. Alcuni amici mi hanno invitato nella parrocchia che frequentano per il cenone natalizio e sono andato. Ma su insistenza del parroco avevo rinunciato al mio fioretto: ci sono tanti altri giorni nel quale digiunare durante l’anno, mi ha spiegato e convinto, era festa quella notte e bisognava far festa».
«Così mi sono presentato al cenone di Natale della parrocchia: tanti senza tetto e gente sfortunata. Tanti, più di quel che si aspettavano. C’era bisogno di qualcuno che desse una mano a servire, dal momento che i volontari non ce la facevano. Così mi sono messo a distribuire pasti. Caso ha voluto che, per far questo, non ho mangiato. Come mi ero ripromesso da prima. E mi è sembrato come se avessi fatto un patto con Dio, al quale avevo offerto quel digiuno. Un Natale meraviglioso, sì, uno dei più belli della mia vita».
A raccontarmi questa piccola storia è un amico, una sera a cena. Una persona cui la vita non ha riservato granché: vive solo, in un’abitazione provvisoriamente definitiva ottenuta per grazia ricevuta, un doloroso fallimento familiare alle spalle e senza lavoro (e senza tutele): «Non sono extra-comunitario, non sono giovane, non sono rom, non sono disabile», ripete a volte con rammarico, «così non ho diritto a nessuna tutela. E a cinquant’anni suonati il lavoro non te lo dà nessuno, nonostante lo cerchi dappertutto…»,
Sbarca il lunario alla stazione dei treni, una mendicanza dignitosa: svolge un piccolo servizio ai passeggeri in transito senza chiedere nulla in cambio. A volte qualcuno gli dà qualcosa, altre volte no (racconta con occhi luccicanti di quella signora che se n’era andata via per poi tornare indietro sventolandogli sotto gli occhi dieci euro…). A lui va bene così. Riesce a mangiare più spesso ora. E ha anche trovato una dimora più stabile, dopo aver girovagato per anni presso alloggi di fortuna.
Racconta tanto in quella serata. Della vita e delle cose. Legge sue poesie anche, invero belle, ed è orgoglioso del presepe che ha fatto dentro un camino (con case e montagne di cartapesta fatte da lui; e altre le ha pure vendute per farsi qualche soldo): un sogno che aveva nel cuore fin da bambino…
Ma quando racconta di quel digiuno natalizio trattiene a stento lacrime di commozione. Lui che è esperto di digiuni forzati, ha avuto la gioia di veder accettato dal Signore quel piccolo fioretto natalizio, evidentemente così gradito nel Suo cielo benigno. Un regalo di Natale che trasmette anche a noi, attraverso quella commozione del cuore che cela un cenno felice del Paradiso.
Felice anno nuovo a tutti i lettori di Piccolenote.