29 Aprile 2015

Notes, 29 aprile 2015

Notes, 29 aprile 2015
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La delusione di Dio. Raccomandazioni semplici quelle che papa Francesco ha rivolto ai nuovi sacerdoti ordinati a San Pietro il 16 aprile scorso, che non riguardavano ovviamente solo i sacerdoti presenti. E  che il Papa ha affidato più che alla buona volontà dei nuovi – e vecchi – preti, alla grazia di Dio; né potrebbe essere altrimenti, ché senza grazia nulla è dato di buono e di bello.

 

Piace, tra l’altro, quell’accenno alle prediche noiose, delle quali rimangono vittime tanti fedeli. Né si può fare molto a questo proposito: anche la speranza papale, al riguardo, è appesa a un filo, dal momento che la grazia uno non se la può dare da solo e spesso il tentativo di interessare comunque gli astanti si risolve in tragica farsa.

 

Nella consapevolezza che accanto a sacerdoti santi – che non per questo hanno necessariamente il dono della parola (con la p minuscola, ovvio) – ci saranno sempre sacerdoti meno santi, che però amministrano egualmente i sacramenti del Signore (che poi è la cosa più importante), in fondo l’unico vero rimedio alla noia mortale che a volte accompagna le prediche post evangelo resta la brevità: se non bella, una predica breve si tollera con meno fatica e consente di superare la tentazione di andare altrove; e per toccare il cuore, in fondo, bastano pochi minuti.

 

D’altronde un saggio proverbio popolare recita che nella predica i primi cinque minuti sono del Signore, i secondi cinque appartengono al sacerdote, il resto è del diavolo (tempistica che può conoscere eccezioni anche importanti, ma che confermano la regola).

 

Queste parole di Francesco ce ne hanno fatto venire in mente altre, quelle di Hans Urs von Balthasar pubblicate su Luce della Parola, una raccolta di omelie di questo teologo che fu quasi cardinale (nomina annunciata, ma morì prima dell’imposizione della berretta). È un brano che accenna alla delusione di Dio per la sua Chiesa, che ci è stato consegnato da un sacerdote e che riproponiamo ai nostri lettori:

 

«Delusione di Dio. Sì, la delusione di Dio! Circa la Sinagoga e circa la Chiesa, la quale ha sempre la tendenza a sfuggirgli, oggi forse più che mai, perché essa nelle cose della fede, della liturgia, della morale crede di saperla meglio di Dio, con la sua rivelazione invecchiata, essa che, invece di servire alla sua lode e riverenza, insegue sempre di nuovo dei stranieri – la messa come autosoddisfazione della comunità (alla fine si applaude se la rappresentazione ha accontentato), preghiera come igiene dell’anima, dogma come archetipo spirituale etc-».

 

Cenni intelligenti, non solo per quanto riguarda la messa, ma anche per la preghiera, in effetti troppe volte abitata più che da domanda e lode da una vaga spiritualità intimistica (dove prevale l’io che prega piuttosto che il Signore cui ci si rivolge); e per i dogmi: non misteri da adorare, ma principi ideali sui quali costruire a piacimento la “propria” dottrina cristiana.

 

Nota a margine. Quando abbiamo lanciato la sottoscrizione (quaresimale) in favore delle popolazioni siriane martoriate dal lungo conflitto non speravamo di raccogliere tanto: 5.800 euro. Ne ringraziamo il Signore che ha toccato cuori e menti dei lettori. Un grande conforto per noi. Parte dei fondi sono già stati destinati, gli altri verranno devoluti subito, sempre tramite il Coordinamento nazionale per la pace in Siria, che offre solide garanzie circa la destinazione finale degli stessi.

Ricordiamo ancora che è possibile devolvere il 5 per mille all’Associazione San Callisto. Per le modalità, cliccare qui.

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