Pray for Palmira
Tempo di lettura: 2 minuti«Una preghiera per Palmira. La musica fa rivivere le antiche mura». È con queste parole che si è voluto titolare il singolare concerto che l’orchestra di San Pietroburgo ha tenuto nell’anfiteatro romano di Palmira, città simbolo di questo conflitto contro il terrorismo internazionale.
Una mossa propagandistica dei russi e di Assad, è stata la critica mossa da alcuni a tale iniziativa. La presa di Palmira da parte dell’esercito di Assad «non è la migliore opzione possibile», ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato americano in una dichiarazione più che bizzarra (era meglio lasciarla all’Isis?).
E però, e al di là delle controversie, resta che Palmira è stata liberata dall’esercito siriano, dopo che per lungo tempo aveva subito la follia del terrorismo, assurgendo a oscuro simbolo della nuova barbarie che si è abbattuta sul mondo. Come resta felice anche la scelta di eseguire in un luogo così simbolico un concerto di musica classica («la bellezza salverà il mondo», è la nota frase che il romanziere russo Fëdor Dostoevskij fa dire al principe Miškin nell’Idiota). E di unire a questo l’accenno alla preghiera.
La follia del nazismo non è stata vinta solo sul piano militare. “La vita è bella” di Roberto Benigni lo ha ricordato al mondo. Oggi come allora, questa nuova follia, che per tanti versi partecipa delle perversioni esoteriche della precedente (torneremo sul punto), non sarà vinta solo attraverso il contrasto militare, pure necessario. Ché su tale piano i signori del terrore sono molto più forti, anche perché possono contare su opzioni non praticabili ai loro antagonisti (basta pensare agli attentati).
Solo la speranza può vincere la paura. Anche un concerto in una sede così improbabile può dare indicazioni in tal senso.