1 Novembre 2017

Un Notes per "Tutti i santi"

Un Notes per "Tutti i santi"
Tempo di lettura: 3 minuti

Oggi la Chiesa celebra la solennità di tutti i santi.  Santi acclarati e santi senza “san”, come richiamava una rubrica che don Giacomo intese realizzare sulle pagine del mensile 30giorni.

Riprendiamo appunto un pensiero di don Giacomo che abbiamo già citato, per cenni, sul nostro povero sito:  uno di più bei regali che il Signore, attraverso don Giacomo, ha fatto ai suoi amici (e, osiamo dire, alla Chiesa). Un cenno che oggi appare più caro e più puntuale che mai. Conforto al cuore e aiuta la nostra povera preghiera.

Spesso i  santi sono presentati come modello cui far riferimento per una più che improbabile imitazione. Come se si potesse imitare, poveri peccatori, quanto realizza la grazia di Dio. Non che non si possa sperare di partecipare di quella grazia. Ma è appunto una preghiera, anche a loro, affinché, prossimi al Signore, intercedano per noi, poveretti, perché anche noi possiamo diventare, come loro, amici di Dio (fratello, sorella e madre… come da cenno evangelico).

Voglio ridire quello che è stata per me la scoperta del giorno di Tutti i Santi, quando sono andato a leggere il vangelo delle Beatitudini. Dopo aver letto quel vangelo, è stata una scoperta semplice, un suggerimento buono, un’ispirazione buona: ci sono le ispirazioni buone, e sono buone quando coincidono con la dottrina della fede. 

L’ispirazione buona era questa: se ci si confessa bene si diventa santi. È stato chiarissimo: se ci si confessa bene si diventa santi. Non c’è altra strada. Se ci si confessa bene così come il Signore ha stabilito, così come santa madre Chiesa ha determinato, si diventa santi. Se ci si confessa bene così come la Chiesa dice, con sincerità, dicendo sinceramente tutti i peccati mortali, con l’umiltà del poveretto che mendica, si diventa santi. 

Per questo ho suggerito di distribuire questo libretto [Chi prega si salva ndr.], perché questo libretto con la prefazione del cardinale Ratzinger dice come ci si confessa, secondo le indicazioni più semplici del Catechismo di san Pio X. Se ci si confessa bene, se si ha questa umiltà, si diventa santi. 

Confessarsi è il modo più semplice per mendicare. Basta dire: «Ho fatto questo, ho fatto questo, ho fatto questo», senza fare discorsi, tanto è vero che una delle cinque caratteristiche per confessarsi bene è la brevità. Se ci si confessa bene, se si domanda così di essere voluti bene, di essere amati, questo abbraccio si avvicina. 

Ripetendo nella confessione questa domanda, questo abbraccio diventa più caro, questo sguardo diventa più caro, come quando Gesù guardò Pietro «e Pietro scoppiò in lacrime». E Gesù non gli ha mai voluto bene come quando l’ha visto piangere; perché anche il Figlio di Dio cresceva nella sua umanità: lo dice il Vangelo che cresceva in sapienza e grazia.

Cresceva anche il Figlio di Dio e così non gli ha mai voluto tanto bene come quando lo ha visto piangere. Allo stesso modo, se ci si confessa bene, ripetendo umilmente ciò che abbiamo compiuto e chiedendo umilmente perdono al Signore e al sacerdote che opera soltanto in persona Christi, cioè è soltanto strumento, voce e gesto del Signore, se ci si confessa bene si diventa santi.

 

Piace, in relazione a questa meditazione di don Giacomo, rimandare a un’intervista di don Luigi Giussani alla televisione svizzera dedicata  ai santi, che mi è stata inviata questa mattina (qui il video), nella quale fa due esempi opposti: san Paolo, la cui vita fu tutt’altro che statica, e santa Teresina, la cui vita è stata invece confinata in una cella di convento.

Stupendi gli accenni finali, nei quali spiega come «un individuo fermo in una cella di convento o un individuo bloccato in una prigione, come poi san Paolo fu verso la fine della sua vita, bloccato in catene, nell’attimo vive la grandezza del rapporto con l’infinito e perciò abbraccia in quell’istante consapevolmente e con amore il mondo intero; vive una comprensione per la situazione umana altrettanto senza limiti […] È un punto fuori dalla realtà sperimentabile che mi può permettere di abbracciare tutta la realtà sperimentabile».

 

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