14 Agosto 2017

Di media e oltranzisti

Di media e oltranzisti
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I torbidi avvenuti in Virginia, dove i suprematisti si sono scontrati con i manifestanti avversi, inquieta. Come inquieta il video dell’automobile che ha investito la folla provocando un morto e diversi feriti, i quali si aggiungono a quelli causati dagli scontri tra opposte fazioni.

Potrebbe segnare l’inizio di uno scontro sociale su vasta scala e a geometria variabile, tale da infiammare le strade d’America. Anche perché alimentato dallo scontro al vertice del potere che vede il presidente Trump avvinto in una lotta all’ultimo sangue contro i suoi avversari politici, di destra e di sinistra.

Polemiche ha suscitato la reazione del presidente, che i suoi avversari accusano di non aver condannato in maniera netta i facinorosi di destra perché suoi elettori. In realtà Trump ha condannato «tutte le forme di violenza, intolleranza e odio», e l’accusa non pare fondata.

Anche perché il presidente è l’ultimo ad auspicare l’infiammarsi dello scontro sociale, dal quale non avrebbe che da perdere: un presidente che non sa controllare il Paese sarebbe condannato dalla storia oltre che dalle elezioni.

Ma al di là della registrazione degli eventi, colpisce vedere i fiumi di inchiostro versati per descrivere nel dettaglio l’oscurità che abita i gruppo suprematisti, i cui tratti ricordano altri nefasti movimenti oltranzisti europei.

Colpisce però che a dedicare pagine e pagine, giustamente, a tale tema, siano gli stessi giornali che non hanno dedicato una riga ai neonazisti ucraini, al cui confronto i suprematisti americani sembrano semplici impiegati lamentosi.

Non una riga, né quando i neonazisti ucraini hanno preso il controllo di piazza Maidan, portando i rivoltosi al successo grazie alla loro organizzazione militare. Né quando gli stessi neonazisti hanno ottenuto posti chiave nel governo e negli apparati di Difesa e di sicurezza nazionale.

Né quando questi movimenti dichiaratamente nazisti hanno preso il controllo della guerra che Kiev ha portato ai ribelli del Donbass, perché più preparati e agguerriti dell’esercito regolare, del tutto sprovvisto di esperienza e capacità.

Ci sembra significativo ricordarlo ora, non tanto per tornare sulle vicende ucraine, ancora foriere di possibili nefaste sorprese, quanto per registrare il dato: allora dar conto del ruolo dei neonazisti avrebbe gettato oscure ombre sulla narrazione che vedeva gli accoliti di piazza Maidan e poi il governo di Kiev come dei baluardi della libertà contro la protervia russa.

Oggi i suprematisti vengono usati come un randello per attaccare Trump, al quale si ascrive il torto di aver offerto una nuova tribuna a tali movimenti. Si tratta di organizzazioni che esistevano ben prima del tycoon, da sempre tollerate dalle varie amministrazioni che si sono succedute alla Casa Bianca.

Il punto è se Trump prenderà o meno disposizioni per impedir loro di agire con violenza, cosa ancora tutta da vedere.

Resta che Trump è odiato dagli stessi ambiti che hanno sostenuto la rivolta (o colpo di Stato secondo le opposte narrative) di piazza Maidan. Che sono avversi a Trump proprio per il suo proposito di riallacciare i rapporti con Mosca (vedi alla voce russiagate).

Forse da qui deriva una differenza di attenzione sui movimenti estremisti di destra; che imperversano in America come in Ucraina (e altrove), ma con diversa visibilità mediatica.

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