16 Marzo 2018

Ghouta Est: inizia l'esodo

Ghouta Est: inizia l'esodo
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È iniziato l’esodo da Ghouta est. Decine di migliaia di persone stanno scappando dal quartiere che russi e siriani stanno riconquistando palmo a palmo, strappandolo al controllo delle milizie jihadiste che lo controllano da anni.

Colpisce che nessun giornale italiano dia lo spazio dovuto a questa notizia, dopo giorni e giorni nei quali la sofferenza dei civili di Ghouta est era argomento principale degli Esteri. E veniva usata come un maglio per raccontare che Assad è un macellaio.

Nessuna foto della marea umana che da ieri sta lasciando il quartiere prima al centro dell’attenzione mediatica.

Anzi, in una inusuale nota, il ministero degli Esteri francesi chiede ai giornalisti di non andare più in Siria, perché è pericoloso, perché c’è la guerra (Reuters).

Come se cinque o tre giorni fa non fosse altrettanto pericoloso. Cosa sta accadendo?

Quel che si registra è che i media, che in questi giorni hanno versato fiumi di inchiostro sulle sofferenze di questa povera gente, hanno perduto il loro interesse.

Proprio ora che sono liberi e possono parlare. Già, nessun cronista è stato inviato a sentire la loro versione dei fatti, come ci sarebbe aspettato. Come doveroso dopo tanta attenzione.

Né, se cercate sui media mainstream italiani, troverete foto della massa in fuga da Ghouta. Nonostante in questi giorni le foto delle loro sofferenze  occupassero stabilmente ampi spazi dei giornali.

Invece si registra un disinteresse generale. Come se la fine dell’incubo di quella gente non avesse alcuna valenza giornalistica.

Forse perché i video che documentano l’esodo da Ghouta est mostrano volti sfiniti, ma sollevati, alcuni sorridenti.

Nessun giornalista occidentale è andato a intervistarli. Hanno paura a farli parlare, perché hanno paura di quel che possono raccontare.

Perché le storie che hanno da raccontare contrastano con la narrativa ufficiale che vede in Assad il cattivo e nei miliziani i buoni: «Non vivevamo a Ghouta, vivevamo in una prigione, abbiamo provato due volte a fuggire ma ci hanno sparato e ce lo hanno impedito», racconta una donna.

Particolare che riecheggia in altro video, dove alcune donne raccontano di come i miliziani sparavano sui fuggitivi. E di come li abbiano ridotti alla fame, privando la gente del quartiere del cibo, mentre loro ne avevano in abbondanza.

Erano i miliziani, infatti, i destinatari degli aiuti umanitari diretti a Ghouta. Ed evidentemente non li hanno distribuiti alla popolazione, ma se li sono tenuti per sé. Questo il risultato degli alti appelli umanitari in favore della gente del quartiere.

Oggi che i prigionieri di Ghouta possono parlare, di loro non importa nulla a nessuno…

Qui alcuni video: unoduetre

Per altri dettagli, si rimanda a un interessante articolo di Gian Micalessin per gli Occhi della Guerra (cliccare qui).

 

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