30 Marzo 2018

Caso Skripal: i misteri dolorosi del novichok

Caso Skripal: i misteri dolorosi del novichok
Tempo di lettura: 3 minuti

Tanti i misteri del novichok, che si intrecciano ai misteri di Skripal e della figlia, avvelenati a Salisbury.

Misteri, dal momento che in tutta questa intricata vicenda c’è qualcosa di inspiegato e inspiegabile.

Qualcosa che il rumore di fondo, assordante, della nuova Guerra Fredda che contrappone Oriente a Occidente nasconde agli occhi dei cittadini comuni.

Tanti dubbi li abbiamo espressi in altra nota, alla quale rimandiamo (Piccolenote). Altri si sommano in questi giorni.

Il novichok non lascia scampo… 

Il primo ha un nome e cognome e si chiama Julia Skripal. Ci avevano detto che il novichok, l’agente nervino usato per avvelenare l’ex spia russa Sergej e sua figlia Julia, non lascia scampo. Non c’è antidoto (clicca qui per vedere il video).

Invece, e fortunatamente, Julia si sta riprendendo. Un miracolo, forse, del quale rallegrarsi. Ma che forse invece è altro e sta a rivelare l’incongruenza di una narrativa alquanto superficiale. Che forse ha avuto fretta nell’identificare come novichok, marca russa, qualcosa che è altro (e magari non russo).

Seconda incongruenza: perché negare ai russi il permesso di visitare la donna, loro concittadina? Di certo non manderebbero una squadra di killer, stante che la visita sarebbe super-controllata. Si ha forse paura che essa possa dire qualcosa di sgradito a quanti stanno agitando la vicenda come un maglio?

Già perché la richiesta avanzata dai russi probabilmente nasce proprio dalla consapevolezza che la donna sta meglio (hanno i loro informatori). E magari non si spiegano perché ancora non abbia rilasciato dichiarazioni.

È più che probabile che i russi abbiano avanzato tale richiesta perché pensano che ella abbia detto qualcosa che li scagiona. Magari che il padre non aveva nulla da temere da Mosca, stante che aveva abbandonato il servizio attivo un decennio fa, o qualcosa del genere. E vogliono parlarci prima che qualcuno la convinca a dire cose che oggi non direbbe.

La polvere che non va via

Un’incongruenza ancora più evidente riguarda l’altra notizia filtrata oggi: per avvelenare Sergej e la figlia, il killer (o i killer) avrebbe cosparso di novichok l’uscio della casa dell’ex spia.

Si legge su Wikipedia: “La prima descrizione di questi agenti [chimici, ndr] venne fornita dallo stesso Mirzayanov [il suo creatore, ndr]. Invece di essere in dispersione in un gas o nel vapore, sono associati a una polvere ultra-fine”.

Com’è possibile che per attentare alla vita di un uomo si cosparga di polvere ultra-fine l’uscio della sua casa?

La polvere (peraltro ultra-fine) ha il maledetto difetto di volare via al primo stormir di fronda o di essere dilavata dalla pioggia.

Possibile che un servizio segreto tanto sofisticato come dovrebbe essere quello russo utilizzi per un’operazione criminale così sofisticata un sistema tanto approssimativo e a rischio di errore?

L’agente chimico segreto, anzi no

L’ultima incongruenza l’abbiamo accennata in precedenza, quando abbiamo citato Wikipedia. Già, perché, strano ma vero, sull’enciclopedia via web c’è la formula del novichok, così come pubblicizzata dal suo creatore, quel Mirzayanov di cui sopra.

Un particolare che ci è stato segnalato e al quale non volevamo credere. E invece… eccola lì. Sono formule astruse per i comuni mortali, ma dovrebbero essere decrittabili da un chimico più o meno esperto (e forse sarebbe anche il caso di cancellare la formula dal web…).

Peraltro, nel leggere la pagina di Wikipedia dedicata all’agente chimico, siamo rimasti sorpresi dallo scoprire che lo stesso Mirzayanov ha pubblicato un libro nel quale espone più nel dettaglio le sue ricerche e le sue scoperte (se si cerca, si trova, anche nel web).

Se è tutto pubblico, dunque, chiunque, esperto, può riprodurre quanto scoperto da Mirzayanov.

Non si capisce dunque da dove derivi il legame necessario novichok uguale Russia, punto fondante dell’attuale diatriba. Mistero doloroso.

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