20 Luglio 2018

Trump invita Putin alla Casa Bianca

Trump invita Putin alla Casa Bianca
Tempo di lettura: 3 minuti

Trump invita Putin alla Casa bianca per il prossimo autunno e dà mandato al Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton di provvedere.

Lo ha rivelato la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders. Le trattative per concretizzare l’incontro sono avviate.

Trump, l’imprevedibile

Trump spiazza ancora una volta i suoi critici, che son legione e di entrambi i partiti.

Se confermato il periodo del vertice, andrebbe a incrociare la via delle elezioni di midterm, che si terranno ai primi di novembre e rinnoveranno gran parte del Congresso.

Elezioni cruciali, dove si deciderà il destino di Trump, dato che i suoi nemici mirano a prendere il controllo del Parlamento per bloccarne l’azione.

Se si considera che il fulcro delle accuse mosse a Putin ruota attorno alle presunte interferenze russe nelle scorse elezioni presidenziali, si può immaginare quanto sia indigesta tale visita agli oppositori di Trump.

Se il summit si terrà prima delle elezioni, vorrà dire che Trump mira a farle diventare una sorta di referendum sulla sua politica nei confronti della Russia. Per rafforzarlo, questo il calcolo, contro i suoi avversari.

Se il summit si tenesse dopo le votazioni avrebbe meno importanza, ma l’eventuale vittoria di Trump gli consegnerebbe senz’altro un valore suppletivo.

Del blocco neocon

Il tweet della Sanders è importante anche per un altro motivo: il fatto che il compito di dar seguito all’invito sia stato affidato a Bolton vuol dire che Trump è riuscito a spaccare i neocon, finora uniti contro di lui.

Parte di loro, quella destra più vicina alle posizioni del governo israeliano e in particolare a Netanyahu, sta con Trump. Evidentemente in cambio di un appoggio.

L’altra parte, quella che vive in simbiosi con i liberal americani, resta avversa, come evidenziano le feroci critiche di John McCain al presidente.

Una spaccatura che rafforza Trump e gli conferisce spazi di manovra prima impensabili.

Le vie della Ue e quelle Usa

Nella sua iniziativa diplomatica Trump ha altri alleati impensabili: l’Unione europea. Già, proprio la vecchia Ue, che negli ultimi tempi egli sta randellando.

Il presidente francese Macron è stato l’ospite d’onore dei mondiali di calcio, anche per le ottime prestazioni dei Bleues.

In quei giorni è stato più in Russia che in Francia. E di certo in Russia non avrà parlato solo di pallone.

Mentre un convinto sostegno alla distensione Est-Ovest è arrivato oggi da Angela Merkel, che ha definito “positivi” gli incontri tra i due presidenti, quello già avvenuto e quello, eventuale, dell’autunno prossimo.

Certo, la Germania non può che essere favorevole all’attutimento delle tensioni a Est, in particolare in Ucraina, dato che la conflittualità nuoce ai suoi affari.

Ma un endorsement tanto deciso, dopo aver preso tante randellate, suona come un’apertura di credito nuova al presidente Usa.

Macron e la Merkel, peraltro, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un consenso diffuso sul punto in ambito Ue.

Alleati impensabili, dopo il lungo gelo dei rapporti transatlantici iniziato dopo la vittoria di Trump, alle quale immaginavano di fare da contrappunto.

Di tweet presidenziali e Iran

Infine, va sottolineato un altro particolare. Nei tweet presidenziali di ieri, nei quali il presidente americano elencava i problemi che Russia e Stati Uniti devono affrontare uniti (Piccolenote), non è nominato l’Iran.

Più vagamente si accenna alla necessità di trovare vie di pace per la regione.

L’assenza è più che significativa. Infatti, va considerato che se Trump ha annullato il trattato sul nucleare iraniano su pressione dei neocon, ha però più volte fatto trapelare la possibilità di un nuovo accordo.

L’assenza della “minaccia iraniana” (definizione neocon) nel suo tweet sembra confermare l’apertura a tale possibilità.

Peraltro se perseguisse tale strada avrebbe a fianco non solo la Russia, partner strategico di Teheran, ma anche l’Europa, che ha conservato quel trattato.

Sarebbe un altro punto di contatto tra il presidente Usa e il Vecchio Continente. Un altro modo per ricondurre i rapporti Usa-Ue alla normalità.

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