Gaudenzio Ferrari, Buon Ladrone
Tempo di lettura: 2 minutiC’è il Buon Ladrone sulla copertina della nuova edizione del “Gran teatro montano” di Giovanni Testori. È un libro che uscì da Feltrinelli nel 1965, cioè 50 anni fa, e che rappresentò la prima consacrazione pubblica di quello straordinario monumento che è il Sacro Monte di Varallo.
Testori volle concepire un libro alla portata di tutti, quindi non un libro d’arte inarrivabile… Un libro democratico com’è democratico quell’incredibile complesso di oltre 50 cappelle che narrano con statue e affreschi la storia di Cristo: aperto sempre, giorno e notte.
In copertina allora Testori aveva messo i pastori della cappella dell’Adorazione, che poi studi critici hanno spostato di attribuzione. Così per questa nuova edizione si è scelta un’altra scultura che il critico amava moltissimo: appunto la figura del Buon Ladrone che attira lo sguardo di tutti appena ci si affaccia in quella grandiosa cappella.
L’autore di questo umanissimo capolavoro è Gaudenzio Ferrari, ovvero l’artista che, come si direbbe oggi, elaborò il concept di quello che sarebbe stato il Sacro Monte: un insieme di statue e dipinti che avrebbero fatto del fedele un testimone diretto. Non a caso il Sacro Monte nasceva da una committenza francescana, cioè da una spiritualità che metteva al centro la matrice reale e concreta della storia del cristianesimo.
«Il lettore guardi a quali punti di trepida carità sia arrivato Gaudenzio nei toni soffiati con cui dipinse i segni delle ferite e i grumi del sangue…» scrive Testori nel libro. E rivedere oggi quel volto di uomo giovane sulla croce, con uno sguardo in cui la dolcezza dell’imprevista promessa prevale anche sul pur terribile dolore, è cosa che davvero commuove.
Commuove il fatto di trovarlo in copertina, con quel suo corpo plasmato con la dolcezza di un artista umano come pochi altri («l’artista “più totalmente umano” della storia», lo aveva definito Testori). Ma Gaudenzio nel Buon Ladrone, plasmato in terracotta, tocca un vertice: in un certo senso sperimenta e fa sperimentare quella dimensione di Paradiso che era nel destino del Buon Ladrone, il primo uomo ad entrare, appunto, in Paradiso.
Il curatore di questa nuova edizione, Giovanni Agosti, ha poi voluto proporre un’appendice al libro. E nel nuovo apparato fotografico ha aggiunto una sequenza molto cinematografica di immagini. Alla “sequenza” del Buon Ladrone ha apposto questa stupenda didascalia: «Stracci, oppure “ricordati di me quando sarai nel tuo regno”». Riferimento non casuale allo stupendo, struggente protagonista della Ricotta di Pasolini. Umano chiama umano.