22 Febbraio 2019

Sfida nucleare: Putin risponde a Trump

Sfida nucleare: Putin risponde a Trump
Tempo di lettura: 3 minuti

Putin ha evocato la crisi cubana, quando il rischio di una guerra atomica fu più reale che mai. Quel rischio può ripetersi, secondo il presidente russo, dopo  che Trump ha ritirato gli Usa dal trattato INF, che negava alle due potenze mondiali la possibilità di produrre missili nucleari a medio raggio.

Putin e i missili ipersonici

La mossa di Trump può avere come conseguenza il dispiegamento di missili a testata atomica a medio raggio in Europa, dunque più vicini alla Russia, che avrebbe meno tempo per rispondere a un eventuale attacco.

Il 20 febbraio, in una conferenza stampa, Putin ha detto a Trump che la Russia è pronta a sostenere la sfida.

“Abbiamo una strategia […] riguardo le armi nucleari che non prevede attacchi preventivi”, ha spiegato il presidente russo. Però la Russia risponderà in maniera “commisurata alle minacce”, e commisurata soprattutto “in termini di tempo”.

Tradotto: non attaccheremo per primi, ma dobbiamo difenderci secondo modalità dettate dalla tempistica. Le testate atomiche eventualmente installate in Europa impiegherebbero “10 – 12 minuti” per colpire Mosca.

La Russia, ha spiegato Putin, con i missili ipersonici Avangard, che viaggiano a una velocità di  Mach 9, è in grado di colpire prima ancora che l’attacco Usa giunga a bersaglio.

Sfida nucleare: Putin risponde a Trump“Fate i calcoli”

La risposta russa, ha dettagliato, non sarebbe diretta solo contro il Paese dal quale è partito l’attacco, ma anche contro i “centri decisionali”, ovvero gli Stati Uniti.

“Non è una minaccia. Se ci minacciano, devono essere consapevoli delle potenziali conseguenze”, ha specificato.

Per accorciare i tempi di risposta, Putin ha detto che i nuovi missili saranno collocati su navi e sottomarini che incroceranno i mari al largo dei “centri decisionali” in questione.

“Nessuno può vietare alle navi da guerra e ai sottomarini di navigare in acque internazionali – ha affermato -. Inoltre, non staranno fermi, si muoveranno, rendendo più difficile rilevarli” per colpirli preventivamente.

Certo, “non sarà molto difficile individuarli, ma non sarà neanche molto facile”, data la loro mobilità.

In tal modo, il presidente russo ha dunque dettagliato la strategia difensiva che la Russia adotterà nel caso di un dispiegamento di testate atomiche in Europa o in Asia (es. la Georgia).

Un dettaglio ricercato anche per poter usare un’esortazione a effetto che ha accompagnato la descrizione, invitando più volte  i suoi antagonisti a “fare i loro calcoli”.

Concetto che ha una declinazione pratica, ovvero a calcolare la tempistica dei rispettivi attacchi, ma anche più ampia, ovvero l’invito alla controparte a prendere coscienza dell’inutilità di una rinnovata sfida nucleare.

Putin-xi-jinping-trumpLa Guerra Fredda e la Cina

Detto questo, Putin ha anche gettato acqua sul fuoco. Non siamo precipitati in una nuova Guerra Fredda, ha precisato. Certo, “abbiamo lamentele reciproche e diversi modi di approcciare i problemi […]. Ma ciò non è un motivo per aggravare la situazione al livello della crisi missilistica cubana degli anni ’60” (vedi nota a margine).

Quindi, ricordando che Russia e Stati Uniti hanno regolari contatti, ha spiegato che “esistono meccanismi e strumenti comuni per affrontare questi problemi”.

Più volte la Russia si è detta disponibile a un nuovo accordo sulle armi atomiche (Reuters). L’affondo di Putin sembra diretto a urgere una risposta.

Peraltro, inutile per minacciare la Russia, il ritiro dal INF è inutile anche a contrastare la Cina, come spiega un approfondito studio del Carnagie endowment for international peace, secondo il quale la mossa di Trump, più che contro Mosca, sarebbe diretta proprio contro Pechino. Servirebbe cioè per poter schierare missili nucleari nell’Indo-Pacifico.

La Cina, infatti, è il convitato di pietra di questa sfida, anche perché non ha alcun trattato che ne limiti la produzione di armi atomiche. Un  nuovo accordo sul nucleare dovrebbe dunque includere anche Pechino.

In questi giorni Cina e Stati Uniti stanno trattando sulle controversie commerciali che li dividono (China People). Probabile che inizino a parlare anche di questa criticità.

 

Nota a margine. Nell’ottobre del 1962, dopo il dispiegamento di missili atomici in Turchia, l’Urss rispose inviando testate atomiche a Cuba.

John Fitzgerald Kennedy ordinò il blocco navale dell’isola e chiese la rimozione dei missili. Fu crisi vera, che per poco non precipitò il mondo nell’abisso.

Crisi risolta, forse, anche grazie a un commovente carteggio segreto intercorso tra l’allora presidente sovietico Nikita Kruscev e JFK, del quale abbiamo dato conto in una nota (cliccare qui).