21 Luglio 2021

Coronavirus: lo scontro tra Paul e Fauci al Senato Usa

Coronavirus: lo scontro tra Paul e Fauci al Senato Usa
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A sinistra Rand Paul, a destra Anthony Fauci

Mentre l’intelligence Usa indaga sull’ipotesi che il Covid-19 sia stato creato nel bio-laboratorio di Wuhan, parte dell’America, per bocca del senatore Rand Paul, sta chiedendo il conto al dottor Fauci, lo zar statunitense del Coronavirus che ha praticamente guidato, per conto di altri, i destini del mondo in questo momento pandemico.

Da tempo il senatore repubblicano ha un conto aperto con Fauci, essendo egli figura carismatica dei libertari americani, che rifiutano lock-down e mascherine. Ma l’oggetto della contesa che ha dato vita al battibecco che ha incendiato il Senato americano è altro ed è al centro del dibattito pubblico americano da tempo: se cioè il dottor Fauci abbia o meno finanziato gli studi di Wuhan per realizzare un guadagno di funzione del virus Sars Covid.

Dove per “guadagno di funzione” si intende la modifica forzata di un virus, per renderlo trasmissibile all’uomo, potenziarlo o renderlo più diffusivo: manipolazioni che sono anche alla base delle armi batteriologiche (proibite da un Trattato del 1972 mai firmato dagli Stati Uniti).

Dibattito acceso quello tra Paul e Fauci, data la materia del contendere, che secondo il senatore, ha a che vedere con la morte di 4 milioni di persone, almeno a oggi, l’impoverimento di miliardi di esse e la restrizione di libertà impensabili fino a un anno fa.

Le accuse di Paul non nascono dal nulla, ma da documenti pubblici degli Istituti americani interessati alla ricerca effettuata a Wuhan, che contengono appunto la magica espressione “guadagno di funzione”.

Nel faccia a faccia al Senato, Paul ha ricordato un precedente intervento di Fauci al Congresso, nel quale il dottore negava che l’Istituto che presiede abbia mai finanziato uno studio simile e, dopo aver rammentato al suo interlocutore che mentire al Congresso è un reato penale, ha chiesto se volesse ritrattare.

Secca la risposta di Fauci: non ritiro nulla. Ma anche molto nervosa, soprattutto quando ha detto al suo interlocutore che non sapeva di cosa stesse parlando. Ma il dottore non è nuovo a dichiarazioni fuori registro, che potrebbero apparire motivate da certo delirio di onnipotenza (forse favorite dal ruolo assunto nell’ultimo anno), come quando rispose ai suoi critici che gli attacchi contro di lui rappresentavano un “attacco alla scienza“.

Ma, al di là di certe disfunzioni caratteriali, che hanno anche il merito di umanizzare figure apparentemente aliene da umani sentimenti, la contesa non è destinata affatto a tramontare, anzi sembra che Paul voglia portare il super-dottore davanti alla Giustizia.

I media ufficiali americani, ovviamente, si sono schierati con Fauci, non solo per uno spirito corporativo che impone la difesa delle istituzioni e dell’establishment, ma anche perché, se provata, l’accusa di Paul renderebbe l’America responsabile di quanto avvenuto nel mondo, cosa che non può permettersi.

Detto questo, non siamo in grado di dar ragioni o torti. Possiamo solo registrare il dato, limitandoci a riferire una di queste prese di posizioni ufficiali dei media mainstream, pubblicata sul Washington Post per opera del Fact Checker del quotidiano, figure emergenti nel giornalismo contemporaneo che ha evidentemente perso il senso del ridicolo.

Nel dare ragione a Fauci e torto, con due Pinocchi – tributo indiretto alla letteratura italiana… -, al suo antagonista, il cosiddetto Fact Checker si perita di interpellare solo una parte, quella che ha erogato il finanziamento, che ha ovviamente negato ogni addebito (poteva far altro?).

Ma, al di là della boutade, la cosa più simpatica è che tutta l’analisi della nota si concentra sulla definizione di “guadagno di funzione”, spiegando nel dettaglio che è espressione controversa, che può indicare tante cose, anche se ovviamente ha a che vedere con la manipolazione di virus et similia.

L’ironia sta appunto in questo: non potendo dichiarare false le affermazioni di Paul, scritte nero su bianco su documenti ufficiali, di fatto conferma quel che ha detto il senatore: il finanziamento per quello scopo c’è stato (se poi sia stato utilizzato per aumentare le capacità del coronavirus o per altro è altra cosa).

Detto questo, la querelle durerà tempo, e forse non vedrà mai una risoluzione. Da registrare che, nel frattempo, i cinesi hanno avviato una petizione per chiedere all’Oms di indagare sul segretissimo biolab di Fort Detrick, dove si svolgono esperimenti “su virus pericolosi e persino armi biochimiche“, sui quali occorrerebbe far luce.

Una petizione rilanciata dal ministro degli Esteri cinese  Zhao Lijian e che nasce da lontano, da quando lo stesso ministro aveva chiesto agli Stati Uniti di dar conto dei casi delle vittime di malattie polmonari ignote, poi attribuite alle “svapo”, precedenti all’insorgere della pandemia registrate in America. Inoltre, di spiegare il motivo della chiusura del biolaboratorio di Fort Detrick due mesi prima dei primi casi di Covid-19 (problemi di sicurezza delle acque reflue, hanno spiegato le autorità competenti).

Polemiche incrociate che percorrono il mondo e che non aiutano a creare una cooperazione internazionale per contrastare il virus.