Israele e la guerra a scadenza
“Ora che la rabbia immediata è passata, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo gabinetto di guerra stanno riflettendo più attentamente sulle loro opzioni. Dovremmo aspettarci che le missioni di ricerca e distruzione all’interno di Gaza City elimino il maggior numero possibile di militari di Hamas e cerchino di salvare gli ostaggi”.
Guerra a scadenza e scenari futuri
“Ma i capi della sicurezza israeliani sanno che l’obiettivo di distruggere Hamas è probabilmente fuori dalla loro portata. Hamas ha una base politica e un ampio sostegno esterno da parte dell’Iran. La guerra urbana è dura” e così la battaglia di Mosul contro l’Isis, durata “nove mesi e costata migliaia di morti civili. Israele non ha tutto questo tempo: i suoi militari sanno che si troverà di fronte alle richieste di un cessate il fuoco anticipato”. Queste osservazioni vergate sul Financial Times da John Sawers sono di grande importanza a motivo dell’autorevolezza dell’autore, che attualmente è ambasciatore del Regno Unito presso le Nazioni Unite, ma è stato a capo dell’MI6, il servizio segreto britannico.
Sawers prefigura anche scenari futuri sul controllo della Striscia, dove le opzioni più realistiche sono l’arrivo dell’Autorità palestinese o di alcuni Paesi arabi, e più la seconda ipotesi che la prima, sempre che in Israele prevalgano le forze contrarie all’annessione, ma sul punto si sta trattando su vari tavoli e al momento è tutto aleatorio. L’urgenza, ora, è fermare la guerra. E lo scritto di Sawers indica una scadenza non a lungo termine. Si spera che abbia ragione.