29 Luglio 2013

«Altro che padri costituenti, sono solo facce di bronzo»

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Il Fatto Quotidiano lancia una campagna per impedire che venga stravolta la Costituzione. È un’idea del governo quella di procedere a una revisione della Carta, nata dal tentativo di favorire un ammodernamento del Paese e una sua crescita, dal momento che si dovrebbero togliere elementi frenanti allo sviluppo. 

Il direttore del Fatto, in questa intervista al Corriere della Sera, spiega come l’idea di fondo sia quella di mettere mano all’articolo 138, «quell’articolo 138 che i padri costituenti immaginarono come il chiavistello per impedirne stravolgimenti gravi e persino cambiamenti non abbastanza meditati». Così che oggi si vuole «manomettere la serratura – l’articolo 138 – e poi, entrati nella stanza, cambiare tutto». 

Una hybris da padri costituenti che mal si attaglia alla nuova classe politica; «con rispetto parlando – prosegue Padellaro – si osservi la sproporzione dei nomi: Letta, Quagliarello e Franceschini che vogliono mettere mano a qualcosa di maestoso che porta la firma di Ruini, Einaudi, Amendola, Mortati»; in realtà ci sono nomi ben più illustri in calce a quel documento, anzitutto quello di Alcide De Gasperi, ma va bene lo stesso.

Ora, al di là delle boutade, resta la drammaticità dell’idea di stravolgere in tutta fretta una Costituzione meditata a lungo durante la dittatura nazi-fascista e poi a lungo dibattuta al termine della stessa, da personalità diverse e contrapposte. Nella sua intervista, Padellaro accenna al fatto che «la richiesta di cambiamento della Costituzione viene dalla grande finanza, per un governo decisionista e dei pochi».

E in effetti è questo il vero punto della questione. Fece scalpore, a giugno, un report di Morgan & Stanley nel quale gli analisti della stessa spiegavano come l’Europa doveva liberarsi dalle Costituzioni nate dalla temperie nazi-fascista, Carte che tutelano i lavoratori, che concedono il diritto di protestare in caso di cambiamenti dello status quo… insomma che garantiscono la libertà dei cittadini. 

Certo, qualcosa si deve cambiare, e forse l’idea del bicameralismo perfetto è inadatta a tempi che esigono decisioni più rapide, ma prima di toccare un’architettura così delicata è importante una seria riflessione e una chiarezza previa. 

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