31 Maggio 2013

Assad sfida Israele: ho i missili, reagirò

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«La polizia di Ankara […] alla frontiera siriana avrebbe arrestato 12 miliziani di Al Nusra, i qaedisti in campo contro Damasco, con due chili di Sarin, la potente arma chimica utilizzata a detta di Francia, Regno Unito e Turchia dalle truppe lealiste». Così la Stampa accenna, in un articolo di Francesca Paci in cui si parla di altro, della notizia del giorno, non riportata tra l’altro da altri giornali italiani. Una notizia che rende ancora più credibile la denuncia fatta circa un mese fa dal magistrato Carla Del Ponte, la quale aveva detto che a usare armi chimiche in territorio siriano erano state le forze anti-Assad. Così come rende credibile la denuncia fatta a suo tempo da Damasco all’Onu, in una missiva in cui si spiegava che forze dell’opposizione si accingevano a usare armi chimiche per incolpare Damasco e giustificare così un intervento internazionale in terra siriana.

Il fatto che la polizia turca abbia bloccato l’ennesimo tentativo di false flag (attacco da attribuire al nemico) se da un lato conforta, dall’altro allarma: forze oscure stanno tentando in ogni modo di far saltare il lavoro diplomatico avviato da Russia e Usa per trovare una soluzione al conflitto. Infatti, se il Sarin avesse varcato la frontiera e fosse stato utilizzato, la colpa sarebbe ricaduta su Damasco e il negoziato si sarebbe concluso prima ancora di iniziare.

Da questo punto di vista si registra un surriscaldamento generale del clima: dopo che Francia e Inghilterra hanno di fatto costretto l’Europa a togliere l’embargo sulla fornitura di armamenti alle milizie anti-Damasco, con risposta immediata della Russia che ha deciso di fornire i micidiali S 300 alla Siria, si è aperto un nuovo fronte di conflitto, stavolta tra Israele e Siria. Israele, infatti, ha minacciato un attacco preventivo in Siria, al quale Assad, a sua volta, ha replicato con durezza: Damasco non tollererà un nuovo raid sul suo territorio. Forse non ha ancora gli S 300, ma di certo l’esercito siriano ha un arsenale in grado di infliggere seri danni al potente vicino. Il contenzioso tra i due Paesi al momento è solo verbale, ma il rischio di un incidente è più alto di prima. Le alture del Golan, zona di frontiera da tempo contesa tra Siria e Israele, potrebbero incendiarsi d’improvviso, con conseguenze imprevedibili anche per chi sta alimentando in ogni modo questa guerra assurda e sempre più feroce.

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