Attentati e scontri, l'Egitto piomba nel caos
Tempo di lettura: < 1 minuteQuattro bombe piazzate nella ricorrenza della rivoluzione di piazza Tahrir. Sei le vittime e circa novanta i feriti. Altri tredici i morti negli scontri che si sono consumati in diverse città egiziane. Le autorità indicano nella Fratellanza musulmana gli autori degli attentati dinamitardi, ma questi negano. Innegabile invece che lo scontro all’ultimo sangue tra i militari e il resto della Fratellanza sia ancora aperto, nonostante le repressioni attuate con pugno di ferro.
Le bombe sono dirette a monito del nuovo corso egiziano: la scorsa settimana il referendum sulla nuova Costituzione ha rappresentato una vittoria secca dei militari, nonostante il flusso ridotto alle urne. Con queste bombe si è voluto intendere che quella vittoria non chiude una fase, semmai ne apre una nuova.
Insomma, venti di destabilizzazione percorrono l’Egitto, mentre a Montreux i negoziati per la pace in Siria stanno producendo qualche minimo risultato. Minimo, ma tra zero e uno passa una distanza infinita.
In questo quadro appare significativa la visita del presidente francese a papa Francesco proprio in concomitanza dei negoziati in corso a Montreux: Francesco si è consumato per tentare vie di pace per la Siria. Hollande finora è stato il più “bombardino” dei leader occidentali. La sua visita in Vaticano giunge in un momento per lui sfortunato: in patria è contestato più o meno su tutto (ma non per la sua politica estera di stampo neocon). Tenta, con questa visita, di ridare un po’ di lustro alla sua immagine. Ma al di là degli scopi personali del presidente transalpino, questo incontro potrebbe avere ricadute benefiche sui negoziati in corso a Montreux. Almeno si spera.