12 Luglio 2013

Berlusconi ricompatta il Pdl "Sosteniamo il governo"

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Segnale di pacificazione da parte di Berlusconi, il quale acquieta i suoi, lanciati a bomba contro magistrati e avversari politici. In sostanza, la linea è che il Pdl sosterrà il governo a prescindere da quanto stabilirà la Cassazione il 30 luglio, giorno nel quale dovrà decidere sulla sentenza Mediaset. Segnale importante che viene colto da Enrico Letta, che continua a dichiararsi tranquillo sulla tenuta dell’esecutivo delle larghe intese. Tanto che, nello stesso giorno, Letta ha partecipato alla presentazione di un libro su Beniamino Andreatta,  Un Economista eclettico curato da Alberto Quadrio Curzio e Claudia Rotondi, e ha colto l’occasione per invitare a smorzare i toni e a lavorare per il bene del Paese.

 

La presenza di Letta alla presentazione del volume è parsa anche una risposta a Renzi – attualmente il più pericolo più insidioso per il governo – che in una recente intervista aveva invitato il premier a seguire l’esempio di Andreatta e non quello di Andreotti. Un invito, tra l’altro, che ignorava la storia: se vero che i due rappresentavano due anime della Dc, una romana e l’altra tecnocratica-anglosassone, è vero anche che esistevano sintonie profonde, come accadeva per le varie correnti della Dc (a differenza di quanto accade per le varie correnti dell’attuale Pd), che attutivano distanze e favorivano convergenze più alte. Andreatta, tra l’altro, il giorno in cui è stato colto dall’ictus che lo ha consumato, era andato a trovare proprio Andreotti, segno di un dialogo mai venuto meno.

E forse nell’intervento di Letta alla presentazione del volume sull’economista, si può scorgere traccia di quel profondo senso dello Stato che, con tutte le manchevolezze del caso, abitò la Democrazia cristiana, quando il primo ministro ha invitato gli esponenti della maggioranza parlamentare a lavorare senza la frenesia di apparire, rammentando come «nelle cattedrali medievali gli scalpellini facevano a gara per fare meglio le guglie più alte, quelle rivolte all’insù che soltanto i piccioni e Dio potevano apprezzare». 

 

Da registrare, infine, un documento di 70 senatori Pd, nel quale i senatori del partito democratico hanno spiegato quanto accaduto il giorno prima, quando alcuni esponenti del partito hanno accolto la richiesta del Pdl di una sospensione dei lavori in aula. Un documento dovuto, dal momento che la base era andata in fibrillazione per l’accaduto, giudicato come una indebita cessione ai desiderata dei berlusconiani, se non un vero e proprio tradimento. Non accadrà più, hanno spiegato i senatori, pur spiegando le ragioni della scelta, e, allo stesso tempo, hanno ribadito il loro sostegno all’esecutivo. La missiva dei senatori del Pd è indice del fermento che agita i democratici: ogni singola azione, ogni singola dichiarazione di un esponente del partito diventa un caso. La conflittualità interna, alimentata dallo scontro tra i renziani e i maggiorenti che sono a Roma, come li ha definiti il sindaco di Firenze, rischia precipitare il governo e di portare il partito nel caos. Con un Paese stretto in una crisi economica senza precedenti, non è rassicurante la constatazione che il partito che ha preso più voti nelle ultime elezioni politiche è affetto da endemica propensione al suicidio.

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