27 Novembre 2013

Berlusconi rompe la larghe intese

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Con il voto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi finiscono le larghe intese. I parlamentari del Pdl, infatti, fanno sapere che non voteranno la legge di stabilità. Capitolo chiuso: il governo andrà avanti con il sostegno del nuovo partito di centrodestra guidato, al momento, da Angelino Alfano. Navigazione perigliosa per Enrico Letta, che potrà contare su una maggioranza di dieci senatori; troppo esigua per non cadere presto sotto il fuoco incrociato di renziani e berlusconiani, che vogliono andare al voto al più presto. Infatti da oggi nasce il nuovo asse della politica italiana, quello che unisce Renzi a Berlusconi che, per scopi diversi – anzi uguali dal momento che ambedue pensano di ottenere lo  scranno di Palazzo Chigi – vogliono affrettare le urne. Il voto di oggi toglierà infatti un problema a Renzi: se prima doveva sparare ogni giorno contro il guidatore, da oggi può tranquillamente osservare Berlusconi fare l’analogo da destra. E attendere il momento giusto per piazzare la trappola. Ovviamente deve aspettare l’8 dicembre, giorno nel quale sarà incoronato segretario del Pd. Per puro caso, o forse no, lo stesso giorno rinascerà ufficialmente Forza Italia: quando si dice la simbologia dei numeri. 

Al momento Giorgio Napolitano, che ha sollecitato insieme ad altri l’operazione nuovo centro, sembra aver stabilizzato il “suo” governo. Spera che l’allungarsi dei tempi introduca nuove possibilità di manovra. In questo è un buon democristiano, d’altronde la scuola del vecchio Pci e quella della Dc avevano tratti comuni. Ma sarà difficile scampare alla tenaglia.

 

 

 

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