9 Marzo 2013

Conclave, martedì il primo voto - Il compromesso per la data

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I cardinali hanno deciso: il Conclave inizierà il 12 marzo. Soluzione di compromesso tra quanti volevano una data ravvicinata e quanti invece chiedevano tempo. Compromesso felice, perché un compromesso dovrebbe essere alla base dell’elezione di un nuovo Pontefice, dal momento che, per essere eletto, il prescelto avrà bisogno dei due terzi dei votanti. E perché il giorno 11, che i giornali indicavano con insistenza come data di inizio Conclave, da alcuni decenni ha assurto un valore simbolico alquanto funesto (11 settembre 1973, il colpo di Stato di Pinochet; 11 settembre 2001 l’attacco alle Torri gemelle; 11 marzo 2004 il devastante attentato a Madrid, per citarne solo alcuni).

Ma al di là di simbologie numeriche che lasciano il tempo che trovano (non è che l’11 il Signore vada in vacanza…), resta l’attesa per quanto accadrà al chiuso della Cappella Sistina, là dove i porporati votanti dovranno decidere chi siederà sul Soglio di Pietro. Più di altri Conclavi si scrive di cordate, pacchetti di voti, papabili, in un profluvio di inchiostro in parte anche giustificato dalla drammaticità del momento che vive la Chiesa. Non si è parlato molto, forse per nulla, dell’antinomia conservatori-progressisti che normalmente emergeva in occasione dei Conclavi. I tempi sono cambiati, ma certo tra i cardinali ci sono ancora di quelli che immaginano una Chiesa più vicina agli ultimi e di quelli che immaginano altro e diverso.

Le divisioni sarebbero, stando ai resoconti, tra ratzingeriani, fautori di una riforma della Curia, e curiali, che la osteggerebbero. Anche se Ratzinger, nei suoi discorsi dopo le dimissioni è stato invece alquanto chiaro: non ha mai parlato di riforme, ma ha ripetuto quel che ha sempre detto, ovvero che la Chiesa deve tornare all’essenziale della fede. La riforma, nel senso di una rinnovata purezza della Chiesa, è mera conseguenza di questo ritorno al cuore del cristianesimo. Se non bastassero i discorsi del Papa ormai emerito, basta ricordare che siamo nell’Anno della fede, la più importante iniziativa del suo Pontificato. Pochi hanno ricordato questo particolare: e questo dà la misura di quanto sia stato davvero seguito, al di là degli omaggi esteriori, il povero Benedetto XVI.

Concludo rimandando a un articolo di Lorenzo Biondi apparso su Europa, che mi sembra contenga accenni più significativi di tanti articoli pre-conclave pubblicati su giornali importanti. Il problema è che, a volte, a guardare troppo da vicino il Vaticano si perde parte della visione d’insieme. La Chiesa, grazie a Dio, è più grande del Vaticano. Ed è altro da un’organizzazione che sceglie il proprio Presidente.

La Chiesa è del Signore. Come anche questo povero mondo. Che guarda con timore e speranza quel che avverrà all’ombra degli affreschi del Giudizio Universale.

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