25 Luglio 2013

Egitto, l'esercito «chiama» la piazza

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Non è una dichiarazione di guerra, ma poco manca. Il generale Abdel Fattah al Sisi, che ha deposto Morsi per mettere al suo posto un altro governo, chiama un’altra volta la piazza. Vuole manifestazioni di popolo che diano ampio consenso e copertura a una campagna di repressione contro i Fratelli musulmani. Insomma, l’esercito chiede mano libera per chiudere i conti con la Fratellanza che non si rassegna alla destituzione del “suo” presidente e che continua ad alimentare scontri in tutto il Paese.

Ai generali ha fatto eco il governo. Il portavoce dell’attuale premier, Adly Mansour, dopo gli ennesimi incidenti provocati dai Fratelli musulmani, ha ammonito: «Non permetteremo che questo Paese diventi una seconda Siria». 

Interessante il riferimento alla Siria, anche perché Morsi era uno dei principali sponsor delle forze di opposizione ad Assad. Ma non è con le prove di forza che si riuscirà a risolvere il problema egiziano. Senza un processo inclusivo che veda coinvolta anche la Fratellanza, come ha auspicato ieri il vice-premier El Baradei, l’Egitto rischia di precipitare nel caos di una guerra civile senza precedenti.

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