8 Giugno 2013

Grillo "Il Parlamento non serve ormai è una tomba maleodorante"

Tempo di lettura: < 1 minute

Ha tuonato contro il Parlamento, Beppe Grillo, e contro le istituzioni, con quella carica eversiva che lo ha contraddistinto finora. Ovviamente ha suscitato polemiche, tra l’altro facendo riecheggiare quel famoso discorso sul “bivacco” di mussoliniana memoria. E c’è qualche mistero sul perché Grillo acceleri in questo modo sulla polemica, finendo nel fuoco incrociato di politica e informazione, creando sconcerto nel suo stesso elettorato. Forse i motivi risiedono proprio nella sua natura di comico: non è un politico e non comprende, né vuole comprendere, le dinamiche della politica. Si ritaglia così un ruolo di oppositore strenuo, che non ha bisogno di diventare un fenomeno di massa perché non ha il problema di governare, cosa tra l’altro impossibile a un soggetto che rifiuta ogni compromesso (se non in una dittatura). Insomma, al di là di quanto paventano i giornali, è possibile che l’ex comico abbia messo in conto un restringimento dell’area del consenso: per incalzare la politica, nei modi e nelle forme estreme – e a volte decisamente inaccettabili – che gli sono proprie, a Grillo basta un movimento molto più esiguo, tra l’altro più facile da controllare. Avrebbe le mani più libere, senza avere il problema di dover evitare le fughe degli eletti dal suo movimento, ad oggi il suo principale cruccio.

Certo, per far questo il M5S deve abbandonare quella patina di novità che gli aveva guadagnato consensi alle ultime elezioni, attestandosi a puro movimento di protesta. Ma all’ex comico potrebbe andar bene anche così. È più facile protestare dall’esterno che entrare nell’agone politico tout court. E anche al sistema Italia: finché il M5S avrà consensi, la protesta che sale da un Paese attanagliato dalla crisi, per quanto virulenta, avrà uno sfogo non violento, come ha detto più volte lo stesso Grillo.

Archivio Postille
6 Febbraio 2016
La crisi libica e la morte di Giulio
Archivio Postille
2 Febbraio 2016
Iowa: la vittoria di Cruz e della Clinton