I sacramenti e la gratuità dei doni del Signore
Tempo di lettura: 3 minutiIn una meditazione ripresa dai media, papa Francesco ha espresso il suo disappunto, e quello divino, sulla mercificazione dei sacramenti da parte di sacerdoti, ché la salvezza del Signore è dono gratuito. Il Presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha voluto puntualizzare che le parole del Papa non si riferiscono alla normalità di quanto accade nelle chiese, dove normalmente libere offerte vengono date in occasione di una richiesta specifica (messa per un defunto o altro), un modo per sovvenire alle necessità della chiesa da parte dei fedeli. Altro è quando queste offerte non siano libere elargizioni, ma odiose imposizioni.
La specifica di Bagnasco intendeva evitare arbitrarie interpretazioni mediatiche delle parole del Papa tendenti a criminalizzare tutti i sacerdoti dell’orbe terraqueo che tali libere offerte hanno sempre accettato. Tanti preti di periferia o di paese o di città che, al di là delle distorsioni da imputare al singolo peccatore, quelle libere offerte hanno distribuito ai poveri; le hanno usate per pagare le bollette del gas per riscaldare le chiese nei mesi invernali e così evitare malori alle vecchiette; o le hanno usate per pagare dei lavori evitando che gli edifici di culto crollassero in testa agli ignari oranti; o per abbellire le statue della Madonna e dei santi offerti alla devozione dei fedeli. Altro è, questo il senso delle parole del Papa, imporre un prezzo ai sacramenti, appropriandosi indebitamente, e così snaturandola, della gratuità dei doni del Signore.
Se poi si vorrà disciplinare la questione in qualche modo, Dio provvederà in altro modo alle necessità dei suoi operai.
Senza soffermarci ulteriormente sull’argomento, piace riportare cenni di un articolo di Mauro Magatti sul Corriere della Sera del 22 novembre, che riprende le parole del Papa per commentare: «Ci sono dimensioni della vita che non hanno prezzo. Dimensioni, cioè, che non sono assoggettabili alla logica dello scambio monetario organizzato dal mercato […] ridotti a mera quantità (un prezzo), ci sono “beni” che perdono il loro valore. Ci “piace” pensare che siamo stati allevati “gratuitamente”. Semplicemente perché qualcuno ci ha amati. Convinzione che riconosce persino una nota pubblicità quando recita, quasi fosse un lapsus, che “ci sono cose che non si possono comprare”
».
Una considerazione quella del Papa, quindi, non che vale solo per i fedeli, «sollecitati a capire che il sacramento è qualcosa di diverso da una merce
», continua Magatti, ma anche per la società e per il mondo. «Perché come ha notato il filosofo americano Michael Sandel, mantenere luoghi e relazioni basate sulla gratuità – che così tengono vivo un modo di agire, pensare, giudicare – è un fatto di libertà. Tanto più che oggi tendiamo a confondere ciò che è gratis con ciò che non ha valore. E invece, Francesco ci ricorda che anche in una società di mercato è vero anche il contrario. Ciò che non ha prezzo, in quanto inestimabile, ciò che non è riducibile a mera quantità, è ciò che ci sta più a cuore. Ce lo dice la stessa parola “grazia” da cui il termine gratuito deriva. Grazia come bellezza, dono inaspettato, evento che salva. Che è poi la parola che pronunciamo mille volte, senza pensarci, nelle nostre giornate convulse: “grazie”
».
Nota a margine. La salvezza è gratis perché il prezzo di questa salvezza è già stato pagato, in anticipo e senza che fosse richiesto, da nostro Signore sulla croce. La grazia del Signore previene sempre, come spesso ricorda Francesco, non si acquista con sforzi e sacrifici (che pure la vita, a causa del peccato originale, richiede). L’economia del cristianesimo è materia semplicissima.