6 Maggio 2015

Il Giubileo della misericordia prossimo venturo

Il Giubileo della misericordia prossimo venturo
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In occasione del Giubileo della Misericordia dalla Santa Sede saranno inviati in tutte le diocesi i cosiddetti “ministri della misericordia”, i quali potranno assolvere da ogni specie di peccato, anche quelli che normalmente non è possibile rimettere tramite una normale confessione. Questo, in estrema sintesi, quel che stanno riportando da giorni i media, riprendendo parole di presuli e documenti ecclesiali. Un racconto che, ribadito a più riprese, a volte risulta alquanto confuso.

 

Anzitutto va ricordato che, nome a parte, tutti i Giubilei nascono per “fare misericordia”. Se il prossimo ha questo nome specifico, non per questo altri, in passato, non hanno dispensato analogo munifico perdono. È bene ricordarlo, anche perché papa Francesco, affidando quel nome al Giubileo, più che mutare la sostanza della cosa, che non cambia, sembra abbia inteso indicare una strada da percorrere, un termine, meglio un cuore, sul quale far riposare l’anima. Non solo quindi un’indicazione estemporanea, annuale – in sé invero poca cosa – ma esistenziale: ricordare che la vita dell’uomo, di ogni uomo, è sottesa alla misericordia di Dio; un Dio che sempre ci aspetta, pronto a perdonare tutti i peccati dei suoi figli, come ama ripetere nelle sue meditazioni.

 

E veniamo ai ministri della misericordia. In realtà tutti i preti sono ministri della misericordia del Signore, allorquando amministrano i sacramenti. Tutti, nessuno escluso (Pietro battezza, Giuda battezza, è Cristo che battezza).  Ma nell’inviare tali ministri alle diocesi è come se il Papa volesse invitare i presuli e i sacerdoti delle varie diocesi a dedicare più tempo e spazio e soprattutto cuore al sacramento della riconciliazione, in linea con quanto ha ripetuto più volte. A facilitare l’accesso al battesimo e altro.

 

Non solo: in questo inviare c’è una ulteriore indicazione, quella di un moto che va dal centro alla periferia, così caro al cuore di questo Papa, moto contrario a quello che in genere caratterizza tali occasioni. Non tanto quindi un invito ai fedeli a visitare San Pietro e il Papa (e le catacombe e tanto altro), come accade di solito. Ma a riscoprire la misericordia divina nella propria vita personale, anzitutto attraverso il sacramento della confessione. Un tesoro ben più grande di una gita, pur santa, a Roma.

 

Così veniamo ai peccati riservati ai tribunali “superiori”, che i ministri della misericordia potranno rimettere. Se ne è parlato tanto, spesso a sproposito. Sei sono i peccati che generalmente un normale sacerdote non può assolvere. L’aborto, la cui remissione è riservata al vescovo. E poi altri cinque peccati riservati alla Penitenzieria apostolica. In due di questi ultimi possono cadere anche i laici, ovvero la profanazione delle specie eucaristiche e l’attentato alla vita del Papa; i rimanenti tre sono peccati propri del clero: la violazione del segreto confessionale, l’assoluzione di un complice in un peccato legato al sesto comandamento, l’ordinazione illegittima di sacerdoti da parte di un vescovo (la terminologia esatta in questa sede non ha rilevanza, chi vuole può cercare un testo specifico).

Come si vede, a parte l’aborto e la profanazione delle ostie consacrate, si tratta di peccati alquanto rari, ma c’è chi vi incorre ed è bene che la Chiesa, per la quale salus animarum suprema lex, vi presti la dovuta cura (nel senso sanitario del termine).

 

Ora, c’è una narrazione per la quale sembra sia praticamente impossibile trovare una strada facile per avere l’assoluzione da tali peccati. Da qui discenderebbe l’importanza dei ministri della misericordia del prossimo Giubileo. In realtà, se tutto fosse affidato ai soli ministri della misericordia prossimi venturi… povera Chiesa, capace di mostrare il volto misericordioso del Signore un anno soltanto…

 

Nello specifico, il peccato di aborto è vero che può essere rimesso solo dal vescovo (e dal suo vicario generale) e dal penitenziere della Cattedrale (il quale dovrebbe trovarsi in apposita sede), ma può essere assolto anche da sacerdoti che ne abbiano ricevuto facoltà dal proprio vescovo. Possono essere anche tutti i sacerdoti della diocesi, come capita in alcune di queste in Quaresima o Avvento, o in altro tempo.

In ogni caso anche un sacerdote senza questa facoltà può assolvere, in caso urgentiore (quando per un fedele è troppo duro rimanere in stato di peccato mortale), ricorrendo al vescovo successivamente per una congrua penitenza.

Certo tanto è legato alla volontà del vescovo locale, ma in ogni caso, per antico privilegio mai revocato, tale peccato può essere rimesso da un qualsiasi religioso appartenente agli Ordini dei mendicanti (francescani, domenicani etc). Antica saggezza della Chiesa…

 

E veniamo ai cinque peccati riservati alla Santa Sede. In realtà anche qui la Chiesa ha predisposto due modalità non troppo impervie per accedere a questo “tribunale di misericordia” superiore. A ricorrere alla Penitenzieria apostolica è il sacerdote, allorquando un fedele confessi uno dei cinque peccati di cui sopra (il ricorso è affidato a lui, altrimenti il fedele sarebbe costretto a rivelare la propria identità, mentre da sempre la Chiesa tutela l’anonimato per tutelare il reo).

 

Vi sono due modalità con la quale avviene tale interlocuzione con la Santa Sede. Nella prima il sacerdote invia una missiva alla Penitenzieria apostolica specificando il peccato e quanto necessario (circostanze che cambiano la specie del peccato e altro), senza ovviamente rivelare alcunché che possa far risalire all’identità del peccatore. Quindi il sacerdote attende la risposta, dando convegno al peccatore per l’assoluzione e la penitenza inviate da Roma.

 

La seconda modalità, più semplice e consigliata dalla Penitenzieria, è quella di dare subito l’assoluzione, sempre se in presenza di pentimento, e inviare entro trenta giorni a Roma apposita missiva, redatta come nel precedente caso, in attesa di conoscere da questa la penitenza da affidare al fedele.

La Penitenzieria suggerisce di usare la seconda strada anche solo per dare da subito facoltà al peccatore di accedere alla comunione.

 

Può sembrare che inviare una missiva sia cosa antiquata, ma è solo una misura di sicurezza per evitare, o almeno tentare, i rischi di errore e di intercettazione che affliggono le e-mail, i fax etc. (la busta della lettera tra l’altro non deve presentare alcuna dicitura specifica, per non suscitare curiosità indebite).

Il processo sembra alquanto lento e faticoso, ma in realtà, dato che la Penitenzieria deve rispondere, a meno di problemi postali, in 24 ore, è un po’ più semplice di quanto appaia.

 

Si tenga conto che la Penitenzieria apostolica è l’unico organo vaticano che rimane attivo anche durante la Sede vacante (morte del Papa), quindi vi si può ricorrere sempre e comunque.

In ogni caso, è bene ricordarlo, in articulo mortis ogni sacerdote, anche se sospeso a divinis, può assolvere da qualsiasi peccato e da qualsiasi pena ecclesiastica (ancora: salus animarum suprema lex…).

 

Ci sono cose che possono essere migliorate? Forse sì o forse no. E forse papa Francesco, nell’inviare ministri della misericordia nelle Diocesi, può avere in mente ulteriori facilitazioni per l’accesso al sacramento della riconciliazione (magari riguardo al peccato di aborto).

Ma di certo non è stata sua intenzione inventare una nuova religione della misericordia. Quella l’ha inventata nostro Signore, qualche anno fa.

 

 

 

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