4 Novembre 2013

Il Pdl difende il Guardasigilli La spaccatura nel Pd

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La vicenda della telefonata tra Annamaria Cancellieri e Gabriella Fragni tiene banco. Domani al Senato il ministro della Giustizia è chiamato a rendere conto del suo interessamento nei confronti di Giulia Ligresti, arrestata insieme a sorella e padre per il fallimento della Fonsai che il Guardasigilli ha raccomandato alle autorità carcerarie per ottenere un trattamento speciale. Questione umanitaria, si difende lei da quando è finita nel tritacarne, spiegando che c’era il pericolo che la reclusa si suicidasse. Interessi personali, ribattono i suoi accusatori, che ricordano come il figlio sia stato a lungo direttore generale della Fonsai prima di essere liquidato con lauta buonuscita.

La Guardasigilli ha spiegato che interventi del genere da parte sua sono norma, snocciolando nomi e cognomi di detenuti per i quali si è prodigata per evitare tragedie. Domani si vedrà: il Pdl fa quadrato, il Pd, che al garantismo storico ha ormai sostituito il giustizialismo, la difende fino a un certo punto, con le usate distinzioni interne tra le varie anime del partito. C’è chi spera, e non solo nel Pd, che il caso possa indebolire ulteriormente il governo facilitandone la caduta. D’altronde è il destino di queste larghe intese quello di navigare a vista tentando di schivare i colpi più duri. Enrico Letta la difende a spada tratta, come anche Marco Pannella. 

Da notare l’intervento di Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione familiari vittime di via dei Georgofili: «Questo ciclone che ha travolto la Cancellieri ci preoccupa non poco. Nelle mani del ministro sta, ora, lo spinoso caso di Bernardo Provenzano: ovvero 41 bis sì o no. Che la mafia ci stia mettendo lo zampino?».

Domanda pertinente. Si celebra in questa temperie il processo sulla trattativa Stato-mafia, un procedimento che potrebbe riscrivere la storia d’Italia degli ultimi venti anni, facendo cadere luoghi comuni e aprendo la strada a verità nascoste e inconfessabili: Provenzano è parte in causa in questa vicenda, uno dei protagonisti principali, l’uomo che custodisce parte di questi segreti. Intorno all’inchiesta del secolo sono fioriti i casi più diversi: che hanno screditato magistrati, collaboratori di giustizia (effettivi e possibili), chiuse vie di sviluppo investigativo, oltre alle minacce pervenute agli stessi inquirenti. Così che il cammino iniziato da alcuni magistrati di Palermo è diventato via via più impervio. Come d’altronde è sempre accaduto nelle inchieste sui misteri d’Italia (e questa è forse la più importante mai celebrata, insieme a quella di Piazza Fontana).

Che il caso Cancellieri possa essere strumentalizzato anche in questo senso non è da escludere. 

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