31 Luglio 2013

Il procuratore "Berlusconi, ridurre l'interdizione"

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Il procuratore generale della Cassazione ha fatto la sua arringa nel procedimento Mediaset, chiedendo la conferma della condanna di Berlusconi. Anche se ha dovuto ammettere che la sanzione dell’interdizione ai pubblici uffici chiesta dai pm di Milano non apparteneva al diritto, dal momento che il codice prescrive un massimo di tre anni. Un particolare significativo perché indica un certo accanimento accusatorio pregresso. Ma la sostanza non cambia: il processo Mediaset rischia di travolgere Berlusconi. E con lui il governo delle larghe intese. E, si teme, anche l’Italia.

 

Sul governo attuale e sui suoi protagonisti ha rilasciato una bella intervista Francesco De Gregori al Corriere della Sera. Uomo di sinistra, si interroga sul panorama politico attuale e spiega: «Nutro un certo rispetto per il lavoro non facile di Letta e Alfano. Sono stufo del fatto che, appena si cerca un accordo su una riforma, subito da sinistra si gridi all’“inciucio”, al tradimento».

E di seguito, dopo aver espresso le sue critiche nei confronti di Berlusconi («ha fatto politica solo per proteggere i suoi interessi, senza avere nessun senso dello Stato»), ha aggiunto: «Però, guardi, ho seguito con crescente fastidio e disinteresse l’accanimento sulla sua vita privata. Forse potevamo farci qualche domanda in meno su Noemi e qualcuna in più sull’Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare l’ossessione di vederlo in galera».

 

Abbiamo voluto riportare alcuni passaggi dell’intervista di De Gregori perché offre spunti di riflessione.

Si è in attesa di una sentenza, quella del processo Mediaset, nella speranza, al di là della conferma o meno della condanna del Cavaliere, che un atto giudiziario non stravolga la vita politica italiana. E già questo, in sé, è una tragedia.

Una così grande commistione tra politica e giustizia avvenne durante Tangentopoli. E non fu un bene per il Paese. Tra l’altro, a una classe dirigente che, con tutti i suoi limiti, aveva portato l’Italia a primeggiare nel mondo sotto diversi profili, si sostituì un’altra classe dirigente: quella attualmente alla sbarra a Roma e quella sospesa al responso della magistratura…

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