22 Febbraio 2013

Inferno a Damasco, strage di civili

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Autobomba a Damasco, 53 vittime, oltre duecento feriti. Il governo ha buon gioco ad accusare i cosiddetti ribelli di terrorismo, ma dall’altra parte prendono le distanze dall’attentato. Non è il primo attentato avvenuto a Damasco, ma è uno dei pochi, ché la capitale finora è stata solo sfiorata dalla guerra. 

Se questo attentato ha un senso, questo risiede nella volontà di alzare il livello dello scontro proprio in un momento in cui si registrano i primi, tenui e incerti, segnali di dialogo tra regime e oppositori. Riunite in Egitto, le varie fazioni delle opposizioni stanno discutendo la possibilità di instaurare, a certe condizioni, una trattativa con l’altra parte.

Altri tentativi diplomatici si stanno svolgendo in Russia. Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov sta cercando una soluzione in accordo con la Lega araba. A inizi marzo in Russia si succederanno gli incontri del ministro degli esteri siriano e del capo della coalizione dell’opposizione Ahmad Mouaz Al Khatib, che ha confermato la disponibilità a cercare una soluzione negoziata al conflitto.

La bomba indica che i “Costruttori di guerra” sono all’opera per chiudere la porta a ogni possibile spiraglio di pace.

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