5 Dicembre 2013

Isole contese, Biden cede alla Cina

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Il tour asiatico di Joe Biden ha sorpreso, anzi irritato, gli alleati Usa nel Pacifico. L’ultima controversia tra questi, in particolare il Giappone, e il Dragone è nata alcuni giorni fa, quando la Cina ha dichiarato la zona aerea di alcune isole sulle quali avanzano pretese di sovranità, area di interesse strategico e ne ha interdetto il sorvolo a velivoli di altri Paesi.

Il Giappone e gli altri Stati asiatici filo-americani avrebbero voluto che gli Usa facessero pressioni perché la Cina desistesse, forti anche dell’iniziativa dell’Us air force che aveva inviato due B 52 a sorvolare l’area interdetta, ma sono rimasti a mani vuote. Da qui la forte irritazione. E però la linea diplomatica adottata dal vicepresidente Usa ha una sua logica: se il Giappone di Shinzo Abe si sentisse sicuro dell’appoggio incondizionato degli Stati Uniti, probabilmente non mancherebbe di sfidare la Cina, per quella forte venatura nazionalista che ne ha favorito l’ascesa al potere. In questo modo invece gli Usa hanno fatto capire ai propri alleati che non intendono essere tirati dentro un crisi contro la propria volontà. E che per parlare con il gigante asiatico non hanno bisogno di intermediari. Ma la scelta di Biden incontrerà critiche anche all’interno degli Stati Uniti, dove da tempo l’amministrazione Obama è accusata di arrendevolezza. Ma al di là, il braccio di ferro con la Cina, che poteva degenerare, è stato rimandato e si è lasciato spazio alla diplomazia. E questo è un bene: attutisce tensioni e evita tragici equivoci.

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