La Fed snobba la crisi dei Paesi emergenti
Tempo di lettura: < 1 minuteLa Fed taglia di 10 miliardi l’acquisto di bond sul mercato, riducendo quindi la quota che, l’anno scorso, era di 85 miliardi di dollari al mese. E nel suo discorso di addio (lascia il posto a Janet Yellen), Ben Bernanke ribadisce che è finita l’era dei soldi facili e che presto la Fed tornerà alla normalità. Un annuncio, confermato dal taglio, che sta mandando nel panico le economie dei Paesi emergenti, in particolare Argentina, Brasile, Turchia e Sudafrica. Ma di questo si era scritto altrove.
D’altronde non si poteva più continuare nella politica fin qui condotta, dal momento che si andava incontro a un’ulteriore bolla made in Usa. Ma certo la misura poteva essere coordinata con i Paesi più a rischio, tanti non solo quelli elencati, che andranno a soffrire di questa marea di riflusso. Invece si è scelto semplicemente di ignorare la questione: l’economia Usa è in ripresa (anche se la povertà continua a mordere) ed è inutile continuare sulla strada intrapresa.
La finanza speculativa ha creato danni enormi al mondo, causando una crisi senza precedenti. Non si è voluto, in alcuni casi potuto, porre un vero freno a questa slot machine globale, dal momento che le misure prese a livello mondiale sono poco più di una panacea. Si è proceduto con politiche monetarie e finanziarie autoreferenziali: gli Usa hanno creato liquidità enormi (strada intrapresa anche dal Giappone di Shinzo Abe), l’Europa ha tartassato i cittadini dei Paesi più deboli. Ulteriori scompigli che porteranno ad altri disastri. Alimentando ulteriormente gli spazi di manovra della speculazione internazionale e attentando, oltre che al benessere economico di interi popoli, alla stabilità politica e sociale di diverse nazioni.