12 Ottobre 2013

La lotta alle armi chimiche vince il Nobel

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Il premio inventato dall’inventore della dinamite, Alfred Bernhard Nobel, va all’Opac, organizzazione per la proibizione della armi chimiche. Ed è un Nobel pesante: quello per la pace. C’è chi ha criticato la scelta della giuria internazionale, ritenendo più meritevole Malala Yousafzai, nota al mondo semplicemente come Malala, la ragazza pakistana sopravvissuta a un attentato dei talebani che volevano impedirle di frequentare la scuola, insignita, nei giorni precedenti, dal premio Sakharov. Simbolo di una lotta contro la barbarie, la ragazza, piccola luce sfavillante in un mondo di tenebre. E però il premio all’Opac ha una sua ragione intrinseca: con il premio conferito all’organismo che si occuperà di smaltire l’arsenale chimico siriano si è voluto doverosamente riconoscere che le speranze di pace hanno prevalso sulla paura di un nuovo conflitto mondiale – queste le conseguenze di un intervento militare in Siria da parte dell’Occidente. Si è inteso dire che il mondo è stanco della guerra infinita scatenata dopo il crollo delle Torri gemelle. Un premio a una sigla che racchiude in sé le iniziative di tanti uomini di buona volontà che hanno contribuito a frenare i costruttori di guerra.

Premio altamente significativo, quindi. Del quale potranno gioire anche le tante ragazze pakistane e del mondo che sperano in un mondo più umano.

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