L'altolà di Napolitano "Via il proporzionale" Scontro Camera e Senato
Tempo di lettura: 2 minutiInterviene Giorgio Napolitano per difendere il Parlamento attuale dalla critiche di Forza Italia e dei grillini per i quali la sentenza della Consulta che ha bocciato la legge elettorale detta “Porcellum” farebbe decadere automaticamente il Parlamento e si dovrebbe andare subito al voto. Per il Capo dello Stato non è così e cita passi della sentenza favorevoli alla sua interpretazione.
Ma sul tema c’è dibattito, anche perché alta è la bagarre su possibili nuove elezioni: le chiedono M5S e Forza Italia appunto, i primi per principio e per tener ferma l’anima critica che ne caratterizza i tratti, i secondi perché le elezioni a breve potrebbero seppellire sul nascere il nuovo partito centrista creato a seguito di una sua scissione interna. Possibile che in questa battaglia trovino sponde a sinistra, in particolare nel sindaco di Firenze prossimo reuccio del Pd. Ma l’asse Napolitano-Letta ha ancora margini di manovra per evitarle. Tutto si gioca sulla realizzazione di una nuova legge elettorale che dovrà essere messa in cantiere a breve, come prevede la sentenza dell’Alta Corte. Molti sperano che si andrà a convergere sul Mattarellum, versione primigenia del maggioritario italiano e che come il Porcellum ha meccanismi di difficile interpretazione (in particolare l’esoterico “scorporo”). Ma la situazione è talmente fluida che ogni previsione su quel che avverrà a breve è praticamente impossibile. Anche questo dà conto della tragica confusione in cui versa la politica italiana.
Stupisce invece la raccomandazione del Capo dello Stato il quale, oltre a difendere ovviamente la legittimità del Parlamento attuale (tra l’altro sarebbe illegittima anche la sua elezione), ha sollecitato l’abolizione del Senato, la diminuzione dei parlamentari e dichiarato il definitivo superamento del sistema elettivo proporzionale. Stupisce perché la Costituzione non permette all’inquilino del Quirinale di stabilire ciò che è stato superato o meno, dal momento che la sovranità di una Repubblica risiede nel Parlamento, che solo può legiferare in materia. Né può raccomandare l’abolizione di un ramo del Parlamento o indicare il numero dei parlamentari adatto ad abitarlo. Certo, Napolitano si muove in base a criteri di opportunità e di stabilità politica e a pregresse consultazioni in materia, ma questa sua raccomandazione sembra muoversi nel solco di una Repubblica presidenziale che da sempre i suoi critici gli rimproverano. Una caduta di stile, anche se in buona fede, che non aiuta a sciogliere nodi ma complica.
Comunque, e al di là della considerazione sul particolare, è ormai alquanto probabile che si intraprenda la via del monocameralismo, si perseveri nel maggioritario e si riduca il numero degli eletti. Un sistema che consente il governo dei pochi che ha i suoi pregi in una maggiore capacità e velocità decisionale (attualmente limitata dal bicameralismo perfetto) e i suoi difetti in una maggiore possibilità di influenza da parte dei poteri forti: è più facile condizionare cento parlamentari che cinquecento… vedremo se saranno ipotizzati correttivi atti a evitare rischi del genere, ma i dubbi sono legittimi, anche per la subalternità ormai palese della politica a altri, e più effettivi, centri di potere.
L’altro problema – e questa è una grande battaglia dei grillini – è quello che per cambiare il sistema secondo questa nuovo modello occorrerà mettere mano alla Costituzione. Operazione molto delicata e a rischio di manipolazioni ulteriori quanto indebite. L’impianto della Costituzione italiana è forse il più equilibrato mai concepito in uno Stato moderno, anche per la statura di quanti lavorarono alla sua stesura. Non si vedono in giro figure all’altezza. In realtà, solo mezze figure. Non resta che sperare nello Stellone italiano.