13 Luglio 2013

L'altolà di Obama: "Morsi va liberato"

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Il Dipartimento di Stato Usa e il ministro degli Esteri tedesco hanno chiesto la liberazione di Morsi. Una mossa a sorpresa, che introduce nel rebus egiziano una nuova variabile. L’Egitto non può restare indifferente ai desiderata degli Stati Uniti, dai quali dipende per gli aiuti economici; allo stesso tempo, però, accogliere la richiesta sarebbe visto dai sostenitori dell’attuale governo come un tradimento. E, insieme, un cedimento alle pressioni dei Fratelli musulmani (che anche ieri hanno dato vita ad affollate manifestazioni di protesta).

Al di là del beneplacito alla richiesta, il comunicato Usa è suonato anche come un segnale di irritazione per la persecuzione messa in atto contro i Fratelli musulmani nel nuovo corso egiziano. D’altronde prima che prendesse forma il governo Morsi, la Fratellanza era stata accolta a Washington, dove aveva trovato un accordo di massima con l’amministrazione Usa. Insomma, erano stati sdoganati dopo anni di persecuzione subita sotto il regime di Mubarak.

Oggi, seppur caduti in disgrazia, rappresentano pur sempre una parte considerevole della società egiziana. Una persecuzione indiscriminata nei loro confronti rischia di alimentare ancora di più le tensioni che attraversano il Paese. La mossa del Dipartimento di Stato Usa può essere letta, quindi, anche come una richiesta di stabilità: gli Usa non sono disposti a concedere aiuti economici a un Paese che rischia di piombare nel caos di una guerra civile.

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