16 Gennaio 2015

Le ragazze italiane liberate: sollievo, ma nulla da festeggiare

Le ragazze italiane liberate: sollievo, ma nulla da festeggiare
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«Agli eroi del Battaglione dei Martiri. Grazie dell’ospitalità e se Dio vuole vedremo la città di Idlib libera quando torneremo». È la traduzione del cartello tenuto in mano da Vanessa Marzullo e Greta Ramelli. Liwa Shuhada al-Islam, il gruppo inneggiato nella bandiera, è un’organizzazione “ribelle” islamista il cui nome significa “La Brigata dell’Islam”.

Tale Brigata è considerata dagli esperti di terrorismo internazionale una sigla vicina al Fronte al Nusra, braccio di al Qaeda in Siria, di chiara matrice jihadista.

 

Sono state liberate, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti italiane rapite in Siria nel luglio scorso. E finora siamo rimasti in silenzio, in attesa di questo evento, accompagnando l’attesa con la preghiera. Ora che sono state liberate, però, sembra doveroso ribadire quanto già accennato in una precedente nota riguardante il loro rapimento: le due ragazze avevano organizzato diverse iniziative di raccolta fondi per sostenere la cosiddetta ribellione siriana. E il loro viaggio in Siria, durante il quale sono state sequestrate, era a sostegno di queste iniziative. La foto che pubblichiamo non si presta a equivoci.

 

I soldi raccolti dalle ragazze, e dalla ong sulla quale si appoggiavano, sono giunti ai tagliagole che da anni stanno martoriando il popolo siriano. A questi soldi vanno a sommarsi quelli presumibilmente pagati dall’Italia per la loro liberazione (circostanza ovviamente negata dalle autorità italiane). Fondi, tra l’altro, che alimentano il terrorismo internazionale. È probabile che le ragazze non avessero piena coscienza delle loro azioni, né delle implicazioni di certe iniziative “umanitarie” (termine che a volte riserva sorprese), quindi a loro riguardo manteniamo il silenzio.

Detto questo, mentre accogliamo con sollievo la notizia della loro liberazione, ci sembra del tutto fuori luogo il clima festante che l’accompagna. Questa brutta vicenda è costata e costerà sangue innocente. In Siria e forse altrove. Crediamo non ci sia molto da festeggiare.

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