5 Settembre 2013

L'offensiva di Mosca "I ribelli hanno il gas"

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Il ministero degli Esteri russo ha tirato fuori le prove: sono stati i ribelli i responsabili dell’uccisione di 26 persone il 19 marzo scorso, avvenuta tramite l’uso di gas  in un sobborgo di Aleppo. Tutto contenuto in un dossier consegnato all’Onu. Gli ispettori delle Nazioni Unite erano arrivati in Siria proprio per indagare su quell’episodio criminale, ma non hanno fatto in tempo, dal momento che sono stati dirottati sulla orrenda strage, compiuta proprio al loro arrivo, e che rischia di precipitare il mondo in una nuova guerra. Ovviamente, le rivelazioni russe nulla cambiano per il Presidente Obama e per il Segretario di Stato Kerry, che continuano a tessere le loro trame: la Commissione Esteri del Senato Usa ha dato il via libera all’intervento, con un mandato che prevede, oltre all’attacco, anche un sostegno più deciso alle forze anti-Assad, secondo i desiderata del falco repubblicano John McCain.

Ieri è iniziato il G20 di San Pietroburgo, ma sembra impossibile che Obama e Putin  possano trovare un qualche accordo in extremis. Il Presidente russo, in un’intervista, ha ribadito le accuse ai cosiddetti ribelli siriani, che hanno usato i gas per provocare l’intervento dei loro protettori, e accusato Kerry di essere un «magnifico mentitore». In particolare, quest’ultimo avrebbe negato il peso di Al Qaeda tra le fila delle milizie anti-Assad, cosa invero conclamata.

 

Tragica la rivelazione del ministro degli Esteri iraniano, che ha dichiarato di aver informato da tempo gli Usa che i ribelli erano in possesso di armi chimiche (e ha aggiunto di non aver avuto alcuna risposta dagli interessati). Tragicomica, invece, la rivelazione di Der Spiegel, secondo la quale i servizi segreti tedeschi sarebbero in possesso di un’intercettazione nella quale un alto dirigente di hezbollah dice a un funzionario dell’ambasciata iraniana: «Assad ha perso i nervi e lanciato i gas». Spiega Gallo sulla Stampa: «Tutto può essere, ma l’idea che un leader di hezbollah abituato a muoversi sulle linee più spiate al mondo dica queste cose al telefono è abbastanza ridicolo. L’ambasciata iraniana a Beirut, tra l’altro, è a Bir Hassan, vicino agli uffici di Hezbollah. Che senso ha usare la cornetta, quando per le cose delicate ci si può guardare negli occhi?»

Riportiamo un altro passaggio dell’articolo di Gallo, su altro tema, non meno importante: «Ma chi le ha viste queste “evidence” che Washington si sarebbe procurata attraverso suoi canali? Ha raccontato con la solita precisione Gareth Porter su Ipsnews.net che gli Usa hanno cercato in tutti i modi di impedire il lavoro degli ispettori Onu e alla fine persino l’accomodante Ban Ki-moon si è ribellato».

 

In questa tormentata temperie, proseguono le adesioni alla giornata di preghiera e di digiuno suggerita dal Papa. Da tutto il mondo, laici e religiosi, noti e meno noti, hanno dichiarato la loro partecipazione. Un piccolo segnale di luce in attesa della decisione del Congresso Usa. Ieri il cardinale Timothy Dolan ha chiesto ai parlamentari cattolici del Congresso di non aderire all’intervento. Ma è difficile che Obama non ottenga il via libera. Ci vorrebbe un miracolo, appunto.

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