25 Settembre 2013

Obama all'Iran "Il dialogo deve ricominciare"

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«Dobbiamo opporre la speranza alla paura». Così il nuovo Presidente iraniano all’assemblea generale della Nazioni Unite Hassan Rohani. Un discorso distensivo il suo, che apre le porte al dialogo e alla riconciliazione con l’Occidente dopo trent’anni di isolamento internazionale. E sembrano passata un’era da quando Ahmadinejad dal pulpito dell’Onu negava l’Olocausto e minacciava Israele. Barak Obama ha replicato concedendo poco ai falchi Usa, e non solo, che lo hanno insistentemente invitato a non cedere alle lusinghe del nuovo corso iraniano. Così, pur ribadendo le usate cautele, ha teso una mano a Rohani. Non c’è stata l’attesa stretta di mano tra i due. Non ha favorito questo ulteriore gesto distensivo l’acuirsi della tensione internazionale causato dall’impennata di al Qaeda (stragi in Nigeria, alla chiesa di Tutti i Santi in Pakistan e assalto al mall in Kenya), che hanno ricordato al mondo che la via d’uscita dal cosiddetto scontro di civiltà – nel quale è centrale il nodo Iran – è ancora lunga e densa di imprevisti. Ma contano i fatti: ed è un fatto che il presidente degli Stati Uniti abbia dato mandato al capo della diplomazia Usa, John Kerry, di incontrarsi con il ministro degli Esteri iraniano nel giorno successivo. Incontro che sarà incentrato su due temi: la risoluzione della crisi siriana, dove l’Iran può giocare un ruolo non indifferente, e del nucleare iraniano.

È presto per dire che la giornata di ieri è stata storica, troppe incognite ancora, ma certo è stato compiuto un passo non indifferente per uscire dagli anni del terrore post 11 settembre. La strada, tuttavia, è quella giusta ed è stata indicata da Rohani: opporre al terrore e alla conflittualità la speranza e il dialogo.

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