22 Gennaio 2013

Obama, discorso sull'uguaglianza "Finite le guerre, ora lo sviluppo"

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Barak Obama giura sulla Bibbia di Abramo Lincon e Martin Luther King e ha inizio così ufficialmente il suo secondo mandato. Nel suo discorso, ricorda come gli Stati Uniti d’America debbano prendersi cura anche delle persone più vulnerabili: «Il nostro Paese», ha aggiunto, «non può avere successo quando un gruppo sempre più ristretto di pochi vive molto bene e una maggioranza sempre più grande di molti fatica a farcela». Parole che ricordano certa idea di democrazia nata in Europa e che pure il vecchio continente pare abbia dimenticato. Ha fatto notizia il passaggio del suo discorso sui diritti dei fratelli gay, ma in realtà si tratta di qualcosa di scontato, in un mondo in cui questo tema è parte integrante di innumeri programmi e slogan di politici e partiti dell’Occidente democratico. Insomma, sul punto, nulla di nuovo sul fronte occidentale.

Il passaggio più significativo del suo discorso sembra piuttosto quello in cui il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato finito un «decennio di guerre». Con parole davvero significative: «Noi, popolo, crediamo ancora che una sicurezza e una pace durature non richiedono una guerra permanente». Passaggio storico, che si contrappone all’idea di “guerra infinita” propugnato, e tristemente attuato, nel decennio dei neoconservatori, in America e altrove. Un decennio tragico che sembra non voler finire.

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