21 Dicembre 2013

Siria, la crudeltà dimenticata

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Il Corriere della Sera torna a parlare di Siria in prima pagina, e lo fa con un editoriale di Sergio Romano. Editoriale molto critico nei confronti del comportamento dell’Occidente e dei paesi del Golfo durante il primo anno e mezzo della guerra civile. Romano usa la metafora dei medici (le potenze internazionali) e dei pazienti (la popolazione siriana), spiegando: «I principali dottori accorsi al capezzale del malato volevano la guarigione del proprio paziente e la morte dell’altro. Non somministravano medicine, ma armi, intelligence, sostegno logistico. Non lavoravano per la pace, ma per la vittoria del loro rispettivo pupillo. Poi, gradualmente, ogni dottore ha capito che il suo paziente gli stava scappando di mano e si rimetteva alla strategia della sua fazione più radicale».

Oggi «tutti sanno che da una guerra come questa uscirà vincitore soltanto quello che sarà riuscito ad annientare spietatamente tutti i suoi nemici». Per questo, conclude Romano, l’unica soluzione alla crisi siriana passa dalla diplomazia e dalla conferenza di Ginevra, che si terrà alla fine di gennaio. L’editorialista del Corriere avanza due proposte: «la sospensione di qualsiasi assistenza che non sia strettamente umanitaria e la creazione di un cordone sanitario intorno al territorio siriano, per impedire il passaggio di qualsiasi fornitura militare».

La seconda ipotesi forse è azzardata: richiederebbe forti garanzie dai paesi confinanti, tra cui Turchia e Israele ma anche un Iraq ancora ingovernabile. Di certo però, come indica Sergio Romano, l’unica soluzione alla crisi passa da Ginevra: un accordo politico tra le parti «non sarebbe la fine della guerra, ma potrebbe essere l’inizio di una fase nuova, il primo passo verso un reale negoziato».

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