13 Luglio 2013

Snowden chiede asilo alla Russia

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L’aeroporto Sheremetyevo ancora una volta al centro del mondo. È da una sala nascosta nei meandri dello scalo moscovita che Snowden ha lanciato il suo appello per chiedere asilo in Russia. Un asilo momentaneo, in vista di un trasferimento in qualche Paese del Sudamerica, ma di fatto, se accolto, sarebbe una svolta nel giallo che vede protagonista l’ex agente Cia. Accanto a lui, nella conferenza, rappresentanti di Human Rights Watch e Amnesty international, a fare da scudo. Ma è uno scudo fragile, ché le due organizzazioni internazionali per i diritti umani, da sole, non possono reggere l’urto delle pressioni Usa, che vogliono a tutti i costi rinchiudere il fuggitivo nelle patrie galere. Già, gli Usa. La reazione degli Stati Uniti all’idea di uno Snowden esule a Mosca è stata durissima. Anche per questo la Russia al momento resta cauta: non vuole altri problemi con il potente partner.

La partita a scacchi resta aperta. E la sorte di Snowden appesa a un filo. Finora l’unico a guadagnarci è Putin, che può mostrare al mondo il volto repressivo dei professorini dei diritti umani. Quelli che dall’altra sponda del Pacifico hanno finora elargito a Mosca lezioni di libertà e democrazia, colti ora con le mani nella marmellata. Tanto che Putin ha paragonato Snowden al dissidente russo Sakharov. Propaganda, certo, ma qualcuno gli ha dato modo di praticarla. Tanti motivi. E non è certo l’ex analista Cia Edward Snowden.

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