1 Luglio 2013

Spionaggio, l'ira dell'Europa

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Aumenta l’irritazione europea per le attività di spionaggio messe in campo da Stati Uniti e Inghilterra contro i cittadini dei Paesi alleati, i loro politici, i loro diplomatici: azioni che certo hanno a che vedere con una prassi ordinaria di prevenzione del terrorismo internazionale, finora usata dai Paesi anglosassoni come giustificazione.

Diversi esponenti politici europei hanno protestato aspramente, mettendo gli Usa sulla difensiva: l’indignazione è atto dovuto, pena la perdita di credibilità agli occhi degli elettori. Ma è probabile che, se non nella misura rivelata dai media, tale attività fosse ben nota in tutto l’Occidente. E neanche nuova: quando fu svelato il sistema Echelon, il Grande orecchio messo a punto dall’intelligence anglosassone, si scoprì qualcosa di analogo, anche se meno massiccio. Qualche protesta, un po’ di “ammuina”, per dirla in napoletano, poi tutto si placò. Andrà così anche stavolta: si farà qualche riunione per stabilire i limiti di tale attività, si metteranno a punto luoghi di coordinamento tra le varie intelligence occidentali, poi tutto tornerà come prima. 

Questa la sostanza della cosa. Per quanto riguarda l’aspetto politico è invece tutto da vedere: la Cina e la Russia stanno usando lo scandalo per rivelare l’ipocrisia dell’Occidente, tanto attento ai diritti umani quando si tratta di usarli contro di loro, così poco attento a quelli dei propri cittadini. Inoltre la vicenda può servire come arma di pressione da parte dell’Europa per tentare di condizionare il potente alleato Usa in questa difficile congiuntura economica e politica. Tante variabili, difficile prevederne gli sviluppi.

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