8 Novembre 2013

Stato-mafia, pentito accusa "Dalla Chiesa fu ucciso su ordine di Craxi e Andreotti"

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Un nuovo pentito per Giulio Andreotti, si chiama Francesco Onorato: l’accusa è di aver fatto uccidere il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. L’uomo faceva parte della «nazionale» dei killer della mafia, come ha spiegato durante la deposizione, dal momento che apparteneva del gruppo di fuoco d’élite di Cosa nostra, meglio Cosa Loro, come la definì l’accusato quando era ancora in vita e poteva difendersi accennando ai veri rapporti tra la criminalità organizzata e i poteri forti di questo mondo (basta ricordare il ruolo non secondario svolto dalla mafia nello sbarco degli Alleati in Sicilia…). Il defunto senatore ha subito un processo duro da parte di inquirenti non certo benevoli nei suoi confronti, che hanno scavato nella sua vita in lungo e in largo e tale accusa non è mai venuta fuori. Ora, a distanza di 30 anni dai fatti, arriva il pentito di turno…

Per quanto riguarda i rapporti istituzionali tra Carlo Alberto Dalla Chiesa e Andreotti, basta ricordare che fu proprio il governo Andreotti a chiamare Dalla Chiesa alla guida dell’antiterrorismo dopo l’omicidio Moro e le dimissioni di Francesco Cossiga dagli Interni, carica che permise al generale dei carabinieri di assestare, in poco tempo, duri colpi al movimento terrorista. 

Ma al di là della boutade di un tizio che ha sulla coscienza trenta omicidi e che però è ritenuto incapace di mentire (?), c’è invece un’altra deposizione importante in questo processo. Uno dei familiari di Salvo Lima, nella sua testimonianza, ha raccontato che subito dopo l’omicidio dell’onorevole Dc si era recato dal senatore Andreotti, il quale gli aveva chiesto con insistenza se sapesse chi fosse il mandante dei killer del suo congiunto; in particolare, il senatore era convinto che ad armare i sicari era stato don Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo (corrente Fanfani) ed esponente di spicco della mafia, che in una missiva consegnata agli inquirenti di Palermo dal figlio si era vantato di essere di referente di Gladio (struttura interna ai servizi segreti dipendente direttamente dalla Cia) in Sicilia e che ora è al centro dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. 

Colpisce un’altra cosa: la strategia della tensione messa in atto da Cosa Loro negli anni novanta ha usato strumenti e tattiche sofisticatissime, mai usate in altri delitti eccellenti attribuiti alla mafia: Giovanni Falcone fu fatto saltare in aria mentre la sua automobile sfrecciava a velocità molto sostenuta, usando quindi qualche strumento in grado di far detonare l’esplosivo con una precisione calcolabile in millesimi di secondo (un millesimo di secondo in più e il magistrato si sarebbe salvato); il superstite dei cugini Salvo, esattore della tasse siciliano legato alla mafia che insistentemente quanto inutilmente i magistrati di Palermo hanno tentato di accostare ad Andreotti, fu ucciso attraverso un’operazione da commandos: i sicari sono arrivati alla sua residenza via mare, con mute da sub, come si vede nei film di James Bond. 

Tante cose da spiegare, di quegli anni, ma ci torneremo.

 

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