29 Giugno 2013

"Timbri e passaporti falsi" Battisti rischia l'espulsione

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La Cassazione brasiliana conferma la condanna di Cesare Battisti, colpevole di aver falsificato il passaporto apponendo timbri fasulli. Il reato era stato consumato durante il periodo di latitanza dell’ex esponente dei Proletari armati per il comunismo (una delle tante sigle terroristiche che hanno insanguinato l’Italia negli anni ’70), prima che il governo brasiliano gli accordasse lo status di rifugiato politico.

La condanna potrebbe riaprire la possibilità di un’estradizione del terrorista, da tempo inseguito dalla giustizia italiana. Battisti, al termine della sua attività, aveva trovato rifugio in Francia, come tanti altri terroristi italiani che hanno goduto della rete di protezione loro accordata al di là delle Alpi. Ma quando la pressione della magistratura italiana si era fatta insostenibile, era scappato in Brasile, nel quale ha trovato asilo. A nulla sono valse le molteplici iniziative dell’Italia affinché il latitante fosse assicurato alle patrie galere.

Ora, dopo la condanna, si è aperto un nuovo spiraglio. La vicenda non riguarda solo la consegna di un terrorista particolarmente efferato – Battisti è autore di quattro omicidi – alla giustizia. Nel tempo ha assunto anche un significato simbolico, dal momento che si tratta di porre fine a quella sorta di immunità della quale hanno goduto i protagonisti degli anni di sangue rifugiati in Francia (anche se pure quelli presi in territorio italiano hanno avuto benefici negati ad altri criminali comuni, ma questa è un’altra storia, o forse la stessa). Ma è inutile nutrire particolari illusioni: nella sua fuga in Brasile, Battisti ha avuto l’assistenza dei servizi segreti francesi: a meno di felici imprevisti, la sua latitanza proseguirà, magari in un altro Paese.

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