12 Giugno 2013

Tripoli, una bomba all'ambasciata d'Italia «Volevano uccidere»

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Nel pomeriggio di ieri colpita da un attentato l’ambasciata italiana a Tripoli. La bomba (presumibilmente un ordigno «gelatina», utilizzato dai pescatori e facilmente reperibile in tutto il Paese) era stata piazzata sotto l’auto nella quale viaggiava Walter De Martino, responsabile per gli affari economici e commerciali, e un carabiniere; quest’ultimo ha trovato l’ordigno, e ha dato immediatamente l’allarme. La bomba è tuttavia esplosa, fortunatamente senza fare vittime. Era stata programmata per scoppiare dopo 50 minuti dal posizionamento. Un particolare assai allarmante, spia del fatto che chi voleva colpire conosceva gli orari di rientro del mezzo e, dunque, aveva intenzione di far saltare l’ambasciata. Nei circoli diplomatici la notizia ha destato preoccupazione: la si è letta come un tentativo per destabilizzare la Libia. Colpire l’Italia, Paese in prima linea nella ricostruzione libica assieme a Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, vuol dire contribuire al caos. Inoltre, particolare non secondario, l’esplosione è avvenuta ieri, 11 giugno; l’11, ormai è noto, è numero assai caro ai propagatori del terrore: l’attentato all’ambasciata americana di Bengasi, nella quale morì l’ambasciatore Usa in Libia, avvenne l’11 settembre dello scorso anno.

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