26 Gennaio 2015

Tsipras e il fondamentalismo finanziario di Bruxelles

Tsipras e il fondamentalismo finanziario di Bruxelles
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Vince Tsipras, come pronosticato e con percentuali più alte di quanto pronosticato, e per fare un governo si allea con un partito di destra, Amel, da cui il suo partito, Syriza, è lontano, ma che condivide la sua linea anti-austerity riguardo l’Europa. Un compromesso alto, che aiuta Tsipras a smarcarsi dall’immagine di estremista che gli è stata cucita addosso e lo rende un interlocutore più autorevole.

Colpiscono, anche se è quanto ci si aspettava di leggere, tanti commenti che riportano le preoccupazioni dell’Europa per la vittoria della sinistra greca.

 

È un modo come un altro per constatare che l’Europa non è più una comunità di popoli, ma altro che ha poco a che vedere con la democrazia. I leader politico finanziari dell’Unione europea, nel chiuso del loro cenacolo, impongono fardelli pesantissimi ai cittadini degli Stati membri, con politiche impostate su un rigore folle quanto suicida, che vanno solo ad accrescere la crisi economico-finanziaria che ci attanaglia (come spiegano da tempo gli economisti più acuti a livello internazionale). Non solo: la cura dimagrante imposta alle classi medio-basse produce immense ricchezze per quelle alte, come dimostra il sempre più scandaloso divario tra ricchi e poveri. I greci hanno subito a lungo questa cura, da qui la reazione e la vittoria di Tsipras.

 

La Ue, piuttosto che prendere atto della volontà di un popolo, minaccia. Una minaccia che dura tempo, sibilata in varie occasioni da molti dei leader europei: la Grecia rischia l’espulsione dall’Europa. Sarebbe un modo per tentare di impedire il dilagare in altri Stati di quello che è considerato alla stregua di un virus nocivo. E per dare un esempio a tutti: un’esemplare punizione per evitare il ripetersi di simili insurrezioni contro le alchimie economico-finanziarie di Bruxelles.

 

Su questo punto è intervenuto Sergio Romano sul Corriere della Sera del 26 gennaio, spiegando che tale decisione sarebbe mal interpretata nel mondo e soprattutto che, con la fase di destabilizzazione che abita il Mediterraneo, abbandonare la Grecia al suo destino la esporrebbe ai pericoli connessi e renderebbe ancora più «vulnerabile» l’intera Europa (il riferimento è anche al rischio dell’estremismo pseudo-islamico). Conclude Romano: «Alexis Tsipras non potrà sottrarsi all’obbligo di avere una politica finanziaria seria e responsabile. Ma i suoi interlocutori, quando verrà in discussione il problema dell’austerità, faranno bene a ricordare che l’uscita della Grecia dall’Ue non è una scelta immaginabile e ragionevole».

 

Per quanto riguarda l’Italia, sono diversi i giornali che hanno riportato le aperture di Tsipras a Renzi e c’è chi ha ravvisato in ciò una strana convergenza tra la sinistra greca e la destra renziana. Nulla di più sbagliato: il leader greco sa bene che poco può contro il fondamentalismo finanziario egemone a Bruxelles e cerca alleati tra quegli Stati meridionali dell’Ue che potrebbero, anzi dovrebbero, essere suoi alleati in questa battaglia; una battaglia di civiltà prima ancora che economica.

D’altronde il fatto di aver formato un governo con un partito di destra, nonostante potesse fare altrimenti, la dice lunga sulla libertà di manovra che il nuovo leader greco intende dare alla sua politica. Difficile immaginare un Renzi “syrizizzato”, ma sul piano europeo certe convergenze potrebbero darsi nei fatti.

 

Per quanto riguarda l’ipotesi che questa vittoria possa far nascere, meglio rinascere, un partito di sinistra italiano – che al di là delle opinioni personali in proposito potrebbe risultare utile per contrastare certe derive oligarchiche – c’è da attendere. Alcuni esponenti politici di sinistra hanno fatto affermazioni sul tema, ma non si vede all’orizzonte nessuno Tsipras italiano.

Convergenze, invece, potrebbero nascere con il Movimento Cinque Stelle, anche se parliamo di entità politiche diverse e confliggenti su molti punti, in particolare sull’euro (e quel che consegue): se Grillo ha lanciato la battaglia per la sua abolizione e il ritorno alle monete nazionali, Tsipras sembra più orientato a cercare una soluzione negoziata. Due prospettive diverse per affrontare una problematica che però resta comune: il contrasto al fondamentalismo finanziario di Bruxelles.

 

Sul voto greco pesa l’ombra cupa di Alba Dorata che ha confermato la sua presenza in Parlamento. A settant’anni dalla liberazione di Auschwitz l’ombra tragica del nazismo continua ad aleggiare in Europa, in Ucraina come in Grecia. Mentre i leader europei hanno ben presente il pericolo dell’estremismo pseudo-islamico, sembra che tengano in poco contro quest’altro pericolo, non meno insidioso. Forse perché imbarazzati di ritrovarsi forze neonaziste come compagne di avventura in Ucraina. Non è un buon modo per festeggiare la fine di un incubo, che finito non è affatto, come dimostrano le elezioni greche.

 

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