Ucciso viceministro iraniano
Tempo di lettura: < 1 minuteSafdar Rahmat Abadi, viceministro dell’Industria iraniano, è stato ucciso a colpi di pistola. Secondo la polizia di Teheran l’assassino si trovava sulla sua automobile. Un giallo che getta il Paese nella costernazione nello stesso giorno nel quale in Iran si diffonde un’altra brutta notizia: l’atteso accordo sul nucleare che doveva arrivare da Ginevra è saltato a causa dell’intransigenza della Francia. È stato il ministro degli Laurent Fabius, infatti, a tentare in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote ad un possibile accordo che avrebbe chiuso anni di controversie ed estinto un focolaio di tensione che rischia di precipitare il mondo in una nuova guerra, riuscendo a bloccare tutto.
Al di là del fallito accordo, i negoziatori torneranno a incontrarsi a breve, il dato segnala la tragica deriva che dai tempi di Sarkozy ha visto la Francia abbandonare poco a poco l’impostazione equilibrata dei tempi di Chirac, che si contrappose con fermezza alla guerra irachena. Ora la Francia si pone come il più pugnace sostenitore delle forze anti-Assad in Siria e come il più strenuo oppositore della politica di distensione tra l’Occidente e l’Iran. In questo modo conta di ritagliarsi uno spazio di influenza nel mondo prima negato, trovando manifesta simpatia negli ambienti neocon americani e nei falchi israeliani. Hollande, il re travicello, sembra essere stato risucchiato nel vortice e la sua presidenza è sempre più pallida. L’uomo forte della Francia sembra essere diventato proprio il ministro degli Esteri transalpino. Un cambiamento che ha una data precisa: al momento dell’intervento francese in Mali fu proprio Fabius a spingere in questa direzione, trascinando nell’avventura bellica il riluttante Hollande. Allora si parlò di deriva neocon della République. Non era un errore di valutazione.
