"Un patto tra Stato e mafia? Immaginabile ma non provato"
Tempo di lettura: < 1 minuteDepositate le motivazioni della sentenza di assoluzione di Mario Mori e Mauro Obinu, i due ufficiali dell’arma dei carabinieri accusati dai pm di aver favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano mandando a vuoto alcune possibilità di catturarlo.
In effetti i giudici hanno accolto alcune ricostruzioni dell’accusa, rilvendo opacità e incapacità nella condotta dei due graduati, ma hanno anche rilevato che non c’è traccia, in questa inettitudine, di un segreto patto tra istituzioni e mafia.
Proprio questo accordo segreto era il vero oggetto del contendere: infatti, in questo ambito erano state inquadrate dagli inquirenti le condotte omissive dei due imputati.
La sentenza, e le motivazioni della stessa, creano un precedente: a Palermo si sta celebrando il processo proprio sull’asserito patto tra Stato e mafia – datato agli inizi degli anni ’90 -, nell’ambito del quale sarebbe stato ucciso il giudice Paolo Borsellino.
Ora sul processo di Palermo grava anche quest’ombra, dopo le tante difficoltà incontrare durante le indagini e il dibattimento. Avevamo scritto che difficilmente il processo di Palermo riuscirà ad arrivare a un giudizio di condanna, ipotesi che si rafforza dopo gli ultimi sviluppi.
Restano i tanti punti oscuri, ma per quelli c’è il tribunale della storia.