13 Marzo 2013

Veti incrociati sul Papa, fumata nera

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Le prima due fumate sono nere. Ma questo era alquanto scontato. Da stasera, ore 19 terza fumata, si entra nel vivo. Pubblichiamo l’inizio di un articolo di Marco Roncalli apparso sul Corriere della Sera di oggi: «”Non osiamo chiedere nulla. Ma se il Signore, usandoci pietà, scegliesse per la sua Chiesa (…) l’ultimo dei suoi Sacerdoti e gli mettesse sulle labbra (…) la sua parola e nel cuore tale apostolica fermezza da ripeterla senza riguardo di persona (…), il resto, questo inutile e ingombrante resto, che arriva sin sulle soglie del conclave con strane congetture e assurdi voti, gratificando di straniero un papa non “italiano”, come se la cattolicità tenesse conto della genealogia, della nazione…, il resto cadrebbe da sé”. Così don Primo Mazzolari aspettando l’elezione del ’58». 

Altro articolo che contiene spunti di interesse è quello pubblicato su Repubblica da Enzo Bianchi. Bianchi prende le mosse dall’omelia del cardinal Sodano nella messa pro eligendo romano pontifice e scrive: «Nessuna indicazione, se non quelle che scaturiscono dal vangelo che addita al povero pescatore di Galilea una sola condizione per essere pastore della chiesa: amare Cristo al di sopra di tutte le altre cose e, di conseguenza, amare la chiesa che gli è affidata con saldezza e misericordia. Questo è ciò che ogni autentico cattolico può chiedere al Signore, insieme all’invocazione allo Spirito perché renda docili le menti dei cardinali. Non si dica che il nuovo papa sarà automaticamente colui che lo Spirito santo vuole: sarà chi i cardinali hanno voluto che fosse e, quindi, sarà secondo la volontà dello Spirito santo se questi vi avranno obbedito (...). 

In questi giorni tanti si sono lanciati nell’indicare nomi di “papabili”, si fanno previsioni su qualcuno di loro come quasi certamente eletto, si delineano “cordate” curiali o antagoniste, si elencano i cardinali classificandoli tra conservatori e progressisti… È un “già visto” che, vorrei dire, annoia molto e non appare interessante, soprattutto quando si vedono tentativi di “eleggere” il papa in un consesso altro dal Conclave. In questi giorni ho scritto che il Conclave dovrebbe essere un evento ecclesiale, non nel senso che fuori “si fa il tifo” per l’uno o per l’altro, ma nel senso che tutta la chiesa dovrebbe vivere queste ore con consapevolezza, con partecipazione e nella preghiera. Ci sono molte attese nella chiesa: attese autentiche, verificate sul vangelo, non dettate da desideri o da interessi personali o di appartenenze. Non si deve cadere in una logica mondana che costituisce il primo passo verso quell’intrigo e quella strategia più o meno sensibile alla corruzione che viene rimproverata in questi giorni agli organi centrali della chiesa.

Attese legittime sono che il nuovo papa sappia essere il papa di tutti, mai facendo sentire ad alcuni di essere nella chiesa figli “bastardi”. I fedeli, ma anche i vescovi, sono stanchi di divisioni, di conflittualità, di “sequestri” del papa da parte di alcune componenti… il servizio di comunione è diventato quasi impossibile nelle chiese locali e non perché ci siano pastori inadeguati, ma perché vi sono persone che creano condizioni insostenibili. C’è anche attesa per un volto misericordioso che, saldo nella fede, coerente con la grande tradizione cattolica, faccia sentire alle donne e agli uomini di questa nostra postmodernità che la chiesa sa ascoltarli e nutre simpatia per le loro culture e società, che la chiesa vuole accompagnarli in questo duro mestiere del vivere che compete a ciascuno tra loro e a tutti insieme nella convivenza». 

Piace anche la chiosa: «Quanta attesa in chi è cattolico non militante ma discepolo del Signore!». La facciamo nostra, nella preghiera.

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